Getty Images
Da Gabbiadini al 'falso nove': ecco come giocherà il Napoli senza Milik
Il nodo è che per alcuni, tra i quali ci sono anch’io, Gabbiadini non sarebbe esattamente una prima punta, ma un attaccante di complemento, bravo a svariare e a farsi dar palla prima della linea di attacco. Al contrario, Sarri e anche parte della critica lo considerano una prima punta, per così dire, anomala. Tecnicamente e tatticamente parlando Gabbiadini è, secondo questi giudizi, addirittura superiore a Milik, ma gli mancherebbe lo spirito guerriero che dovrebbe ruggire dentro al petto di ciascun attaccante di rango. Non che Gabbiadini sia un pavido - questo proprio non si può dire perché il suo lo fa sempre - è che è un bergamasco abbastanza tipico: taciturno, introverso, schivo e mite. Quanto tutto questo confligga con l’agonismo, a volte esasperato della Serie A e degli scontri di Champions, non possiamo dire. La freddezza, per esempio, è una dote che Manolo possiede ed è altrettanto importante sia in area che in partita.
Tuttavia Sarri da lui vorrebbe maggiore adesione e spirito di gruppo. Ripeto: non si tratta di movimenti, di gol o di passaggi azzeccati, ma di un comportamento più partecipativo che parte dalla vita di spogliatoio e arriva in campo. In pratica gli si chiede di legare di più con gli altri, di essere meno anodino e più sanguigno. Trattandosi di Napoli, poi, anche di sorridere di più, visto che sta facendo uno dei lavori più belli del mondo in una città che lo ama e non gli ha mai fatto mancare considerazione e affetto.
Stabilito, dunque, che Gabbiadini è, per chi lo allena, una prima punta (tanto da non averlo mai provato da esterno nel tridente offensivo), resta da capire quante partite potrà fare da titolare. Chi dice tutte, da qui alla fine di dicembre (quando si potrà tornare sul mercato), azzarda un’ipotesi assolutamente fuorviante: nessuno, forse nemmeno Higuain, che quando era a Napoli voleva giocare sempre, può affrontare una serie di gare praticamente ogni tre giorni. Ne va della condizione atletica e anche dell’integrità fisica. Senza contare che un Napoli senza variazioni, laddove fosse necessario trovarle, sarebbe una squadra fin troppo prevedibile.
Ecco, dunque, l’idea del falso nove con Mertens o Insigne nel ruolo di presunto attaccante. La soluzione è nelle corde di Sarri più di quanto non si creda. Per esempio, al contrario della maggioranza dei pareri, ritengo che Sarri sia più flessibile di tanti altri allenatori. Se, infatti, risaliamo all’inizio della stagione scorsa, ricordiamo come il tecnico avesse scelto il 4-3-1-2 con Insigne trequartista dietro a due punte (Higuain e Gabbiadini). Dopo poche giornate, e complici anche risultati non positivi, quel sistema di gioco venne abbandonato a beneficio del 4-3-3.
I maligni dicono su ordine-suggerimento di De Laurentiis attraverso il direttore sportivo Giuntoli. Altri ritengono che si sia trattato di una decisione autonoma di Sarri. Siccome sono più incline a credere a questo, penso pure che un finto centravanti nel 4-3-3 attuale sia non solo sopportabile, ma perfino auspicabile. Con una squadra particolarmente vocata al palleggio, alle triangolazioni e ad altre combinazioni, un centravanti che venga incontro e giochi di più con i compagni rappresenterebbe un’interessante alternativa. In pratica voglio sostenere che il reparto offensivo del Napoli non ha bisogno dell’attaccante centrale per essere prodigo di gol. La dimostrazione sta nel fatto che, per esempio, Callejon ha segnato più di Milik.
Adesso, però, è la fiducia da dare a Gabbiadini ad avere priorità. Non potrà giocare sempre (l’ho detto), ma una serie di partite (almeno quattro) tra campionato e Champions gli vanno concesse. Solo così si potrà capire come reagisce alla grande opportunità avuta in sorte e fino a che quota (prestazione-gol) può arrivare.