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Da Donnarumma a Ramos, Hakimi e Messi: il perdente Pochettino è spalle al muro, non ha più scuse. E Leonardo...
Bisogna dire che allenare il Psg dell’emiro del Qatar non è esattamente la cosa più semplice del mondo, meno che mai adesso che è arrivato Sergio Ramos e sta per arrivare Lionel Messi. Tuttavia vien da chiedersi perché mai si sia arrivati a sostituire Tuchel (due campionati, quattro coppe e la finale di Champions nel suo curriculum) con Pochettino (zero titoli fino all’approdo di Parigi). Dicono che Tuchel non avesse buoni rapporti con Leonardo e che anche lo spogliatoio, diviso in clan, lo sopportasse poco. L’avvicendamento, però, è stato disastroso e l’ultima caduta di Pochettino, nella finale di Supercoppa, ha fatto alzare le antenne anche ai meno prevenuti. L’allenatore argentino in 35 partite ufficiali ne ha perse otto e nessuno dei suoi cinque predecessori (Koumbuaré, Ancelotti, Blanc, Emery, Tuchel) aveva fatto peggio di lui.
Ora la grande domanda è la seguente: saprà Pochettino gestire un gruppo sfilacciato in cui far convivere Navas con Donnarumma, Hakimi con Sergio Ramos, Wijnaldum con Verratti e Di Maria, senza contare il trio delle meraviglie Mbappé, Messi e Neymar? Avete fatto caso che nessuno dei tre è un centravanti puro?
Ci sarà da lavorare e ci sarà anche raccontare perché l’unica cosa certa è che all’emiro di Doha, nell’anno - il prossimo - del Mondiale in Qatar, non basterà certo vincere il campionato. L’obiettivo più che dichiarato è la Champions, solo sfiorata con Tuchel che, però, è andato a prendersela, qualche mese fa, con il Chelsea. E Pochettino rischia di essere travolto non solo dalle personalità ingombranti che ha in rosa, ma anche da qualche altro piccolo evento nefasto. Sabato è cominciata la Ligue 1 e, dopo appena nove minuti, la neopromossa Troyes è andata in vantaggio su calcio d’angolo. A rimettere le cose a posto ci hanno dovuto pensare due interisti (Hakimi pagato un mese fa 60 milioni e Icardi 50 l’anno scorso), ribaltando il risultato con un gol a testa.
La fortuna di Pochettino è che l’unico allenatore di livello senza squadra è Zidane. E che Zidane ha in mente la Nazionale francese da prendere in mano dopo il Qatar. Ma fossi in lui, Pochettino intendo, non dormirei sonni tranquilli. In certe intricate situazioni, oltre all’esperienza, serve un cinismo che Mauricio non ha. Forse un aiuto glielo potrebbe dare Leonardo che, secondo logica, è il dirigente che lo ha scelto, ma il brasiliano ha un difetto che hanno molti direttori sportivi. Con la scusa di sostenere l’allenatore, coltiva un rapporto diretto con i giocatori. E questo, pur con tutta la buona fede del mondo, finisce per delegittimare il tecnico. Del resto se al Paris tanti passano e nessuno resta, una ragione ci sarà. Pochettino prova a resistere, ma sa che sarà dura. Anche perché se un giorno davvero vincesse un titolo finalmente importante, gli direbbero che con quei campioni tutti ne sarebbero stati capaci. Perfino lui, per l’appunto.
@gia_pad