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  • Da Conti e Ghoulam a Florenzi: quando il ginocchio fa crac, il rientro è un calvario

    Da Conti e Ghoulam a Florenzi: quando il ginocchio fa crac, il rientro è un calvario

    • Emanuele Tramacere
    "Faouzi Ghoulam? Chi non si allena bene resta fuori. Oggi non è pronto per giocare". Con queste parole Carlo Ancelotti aveva spiegato l'esclusione dai convocati nel corso delle gare del suo Napoli nel corso dell'ultima settimana e che si è conclusa con il laconico comunicato che ha portato all'esclusione anche dalla gara contro l'Atalanta per un non ben precisato infortunio muscolare. Quello dell' algerino non è però il primo caso di esterni difensivi che, rientrati da un infortunio serissimo al ginocchio come la rottura del legamento crociato, fa fatica a ritornare quello di un tempo. Soltanto in Serie A l'elenco è lunghissimo e pieno di casistiche che testimonino il calvario che accompagna il rientro da questo genere di stop.

    GHOULAM, FLORENZI E CONTI - I casi più eclatanti sono ovviamente quelli che portano non solo alla prima lesione, spesso fortuita e dovuta a traumi distorsivi anche casuale, ma alla seconda lesione, a una ricaduta più brutta della prima. Ghoulam è il caso più eclatante poichè nei 3 infortuni consecutivi al ginocchio ha di fatto saltato 303 giorni di attività agonistica. Anche l'attuale capitano della Roma Alessandro Florenzi ha subito lo stesso percorso e fra le due rotture del crociato e le "infiammazioni" successive ha dovuto saltare ben 319 giorni di attività. Non più fortunato è stato infine il terzino del Milan Andrea Conti che dopo la prima rottura e l'operazione successiva alla ricaduta, è dovuto rimanere fermo per circa 394 giorni. 

    ELENCO LUNGHISSIMO - Sia chiaro i casi non sono unici e, anzi, l'elenco è in costante aggiornamento dato che soltanto in questo inizio di stagione si sono inseriti in lista infortunati con questa tipologia di infortunio anche Kevin Malcuit del Napoli, Davide Zappacosta della Roma, Rogerio del Sassuolo e D'Alessandro e Fares della Spal. In passato hanno fatto scalpore i tanti ko subiti dai terzini della Roma come Mario Rui, Dodò e Karsdorp, ma anche dei baby Bouah (attualmente infortunato dopo una ricaduta) e Nura (che dopo il secondo infortunio è stato di fatto costretto a dire addio al calcio). Ma l'elenco non si ferma qui perché in lista ci sono anche Faraoni (oggi al Verona, ma infortunatosi ai tempi del Novara) Vrsaljko, ex Inter, Genoa e Sassuolo, ko al ginocchio ai tempi dell'Atletico Madrid e non solo.

    TEMPI AFFRETTATI - Cosa porta però questo ruolo ad essere così colpito da infortuni di questo genere? Innanzitutto ricerche mediche hanno evidenziato come ci sia una correlazione (non solo per gli esterni difensivi) fra le moderne calzature e la presa fatta sul terreno che porta al limite la tenuta aumentando il rischio di distorsioni. I terzini sono per ruolo calciatori di grande corsa e cambi di direzione e per questo più soggetti a sforzi importanti che mettono sotto stress le ginocchia anche per questo.

    PERDITA DI ESPLOSIVITA' - Il dato più importante da tenere conto è però il percorso di recupero dall'infortunio, la perdita di tono muscolare conseguente all'operazione e la conseguente instabilità del ginocchio nei mesi della riabilitazione. Se anni fa per rientrare da un infortunio come la rottura del crociato era necessario oltre un anno (e spesso la carriera era a rischio) i progressi della scienze e della tecnologia hanno portato a stimare in circa 4 mesi il tempo del rientro in campo. Sì, ma con quali rischi? I muscoli cambiano, vanno rieducati, la reattività e l'esplosività persa vanno recuperate con tempi diversi e ben più lunghi. Quanto ci ha messo Faraoni a tornare "un treno sulla fascia" dopo il ko di Novara? Circa 2 anni. Ed Emerson Palmieri? Altrettanti. Florenzi ha ripreso solo nell'ultimo anno ad essere costante (pur senza trovare la continuità di un tempo). E allora perché Conti e Ghoulam dovrebbero essere da meno? Sono giocatori diversi da due anni fa quando aravano letteralmente la fascia. E se per loro si parla di una possibilità di addio in prestito già a gennaio non è detto che per Milan e Napoli possa essere una scelta controproducente. Torneranno al top? Sicuramente, ma senza fretta. 

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