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    Da Barella-Tonali allo spirito di squadra: Italia, 'non ti disunire'

    Da Barella-Tonali allo spirito di squadra: Italia, 'non ti disunire'

    • Simone Eterno
      Simone Eterno
    Non è stata una brutta Italia. O meglio: non lo è in quell'ottica di inevitabile ridimensionamento, di presa di coscienza collettiva; di quel concetto con cui ancora tanti faticano a comprendere o accettare il significato: non siamo più i giganti del calcio mondiale. Certo, resta la storia. Le classiche. L'Italia-Germania che si vende sempre molto bene. Ma i valori complessivi sono chiari. Così come chiare sono le due qualificazioni fallite agli ultimi Mondiali; e l'ultimo scontro diretto giocato in questa competizione la cui data è, ancora, incredibilmente, 4 luglio 2006. Dalla Coppa del Mondo alzata proprio in casa dei tedeschi gli Azzurri non hanno mai più giocato uno scontro dentro/fuori ai Mondiali. E qualcosa, in quasi 20 anni di calcio, vorrà dire.

    La premessa è dunque necessaria per non buttare tutto dalla finestra, per non fare del disfattismo dopo questo 1-2 subito dalla Germania in Nations League. Spalletti, a caldo, alla Rai, ha ragione: "Andremo a Dortmund per provare a giocarcela". Come in fondo, questa Italia, ha fatto anche questa sera. Sconfitta, sì. Ma provando a fare il suo calcio.

    Si sono viste cose più che discrete nella serata di San Siro. In un primo tempo in cui i tedeschi ci hanno palleggiato a lungo in faccia ma in cui le occasioni migliore sono state tutte 'nostre'. Dal goal di Tonali all'opportunità di Kean. Tonali appunto. E Barella. Queste in particolare le note più positive, quelle di un centrocampo dove l'Italia conferma di avere qualità e quantità, abilità tecniche per giocarsela alla pari con tante se non con tutte. Germania compresa, squadra come al solito fisicamente imponente e tecnicamente abile; e questo al di là di assenze di gente come Florian Wirtz.

    Un'Italia che ha saputo anche sprecare, a volerla dire tutta. Nella fase calda della ripresa, quando dopo il gol del pareggio della Germania, Raspadori ha sparato sul portiere una bella costruzione corale. Ennesima dimostrazione che gli Azzurri in partita ci sono stati e che forse, con un pizzico di freddezza in più là davanti, l'esito sarebbe anche potuto essere differente. Ma quest'ultimo - il cinismo e la qualità sotto porta - resta una questione ormai atavica. Un problema in fondo nato proprio quella notte di Berlino, quando l'ultima grande generazione di attaccanti italiani ha coronato il suo (nostro) sogno ed è andata via-via appendendo le scarpette al chiodo, lasciando spazio agli ultimi e incostanti sprazzi - raramente espressi - di talento: Antonio Cassano e Mario Balotelli. Da lì in poi, là davanti, il buio.

    Non è un caso che il capocannoniere del campionato oggi sia un'invenzione di Roberto Mancini - cui va detto grazie - e che il generoso Moise Kean che gli ha preso il posto questa sera abbia giocato, appunto, un match generoso senza però spiccare in cinismo. Insomma, niente di nuovo all'orizzonte, se non provare a rimanere positivi perché in fondo, appunto, in questa ridimensionata dimensione in cui vive oggi il nostro pallone, così male la Nazionale di Spalletti non è andata.

    Il tecnico, da par suo, ha rimesso in piedi una buona 'squadra'. Nell'accezione più positiva del termine. Una nazionale in grado di saper anche soffrire senza andare nel panico. Perché in fondo il dominante palleggio palla a terra della Germania ha avuto la meglio con quel paradosso che solo il pallone a volte sa regalare: i due gol, i tedeschi, li han fatti di testa. Di cui uno - tanto per cambiare in ottica Italia - da palla inattiva. Fanno otto reti consecutive degli Azzurri subite dagli sviluppi di calcio da fermo. Ma anche in questo caso ci sentiamo di sposare lo Spalletti-pensiero, che nel post-partita dribbla la questione con un laconico "bisogna andare oltre sennò si entra nella psicosi". Insomma, davvero, per quanto il risultato sia stato negativo nel punteggio, occorre essere ottimisti su tutto il resto visto. E se non sarà il girone con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo, allora ce la giocheremo con Norvegia, Israele, Estonia e Moldova. Perché quello - e non questa semi-inutile Nations League - resta l'obiettivo: tornare ai maledetti Mondiali. E questa Nazionale ha le qualità per farlo. Parafrasando Sorrentino: "Non ti disunire, Italia".

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