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Da Anastasi e Rossi a Baggio: Higuain l'ultimo pacco della Juve alle milanesi?
Soltanto lo scambio Mora-Salvadore, all’inizio degli Anni Sessanta, fu un affare per entrambe le società. Mora, promettente ala destra, lasciò la Juventus e con il Milan vinse come titolare con la maglia numero 7, purtroppo oggi sulle spalle di Castillejo, la prima coppa dei Campioni per una squadra italiana nel 1963, mentre Salvadore come libero è diventato una colonna e un capitano della Juventus, maestro del suo erede Scirea.
Poi, però, c’è stato il diluvio. Tardelli, inseguito dall’Inter di Fraizzoli, è finito alla Juventus ed è diventato campione del mondo. Ma il primo grande scambio a favore della Juventus è stato quello tra Benetti e Capello, tutti e due centrocampisti ma con caratteristiche diverse. Romeo Benetti, classe 1945, soprannominato “il tigre” per la sua grinta era un mediano potente apprezzato da Rocco ma anche da quel volpone di Boniperti, il presidente che aveva ringiovanito la Juventus. Fabio Capello, classe 1946, più geometrico ma meno grintoso di Benetti e soprattutto più logoro fisicamente, fu offerto al Milan che lo prese al volo. Ma anche per la differente qualità delle due squadre, Capello chiuse la carriera senza lasciare grandi tracce nell’ultimo Milan di Rivera, mentre Benetti alla Juventus festeggiò subito non soltanto lo scudetto del 1977, ma anche la coppa Uefa, primo trofeo internazionale dei bianconeri, diventando una colonna della Nazionale di Bearzot, proprio al posto di Capello. Guarda caso in quella Juventus c’era un altro pezzo grosso, arrivato da Milano, sponda Inter, il centravanti Roberto Boninsegna, che non ne voleva sapere di andare a Torino ma alla fine dovette accettare lo scambio con Pietro Anastasi. Inutile dire che Anastasi, come e più di Capello, si rivelò un inutile comprimario nell’Inter, mentre Boninsegna negli spogliatoi di Bilbao, dove la Juventus festeggiò la coppa Uefa con la sua simpatica spavalderia si rivolse così a Boniperti: “Presidente, per farvi vincere una coppa, siamo dovuti arrivare in tre da Milano, io Benetti e il mister”.
Già, perché il “mister” era Giovanni Trapattoni che Boniperti prese dal Milan quando aveva soltanto 37 anni ed era il “vice” di Giagnoni, senza alcuna speranza di essere promosso per guidare i rossoneri. E allora è facile pensare a un altro allenatore, Massimiliano Allegri, che malgrado l’ultimo scudetto vinto dai rossoneri nel 2011 è stato ancora più snobbato dal Milan, ma poi è diventato come Trapattoni pluricampione d’Italia con la Juventus.
La storia, però, riguarda soprattutto i giocatori, tra i quali c’è anche un campione del mondo come Paolo Rossi, lasciato partire dalla Juventus per andare al Milan, quando le sue ginocchia erano ormai usurate, tanto è vero che l’unico ricordo lasciato da “Pablito” a San Siro è una doppietta in un derby. Poco di più ha fatto Roberto Baggio. Scaricato da Lippi, che gli preferiva l’astro nascente Del Piero, Baggio sperava di prendersi una rivincita al Milan, ma in realtà con Capello è stato più sostituito del previsto. E così, tra tanti pacchi spediti dalla Juventus, uno dei pochi senza brutte sorprese è stato quello che conteneva Pietro Paolo Virdis, attaccante protagonista nel primo Milan di Berlusconi campione d’Italia nel 1988 e campione d’Europa nel 1989. Ma attenzione, perché anche in questo caso la Juventus potrebbe vantare la sua sadica imbattibilità nella preparazione dei pacchi destinati a Milano. E’ vero, infatti, che Virdis prima di indossare quella del Milan si è tolto la maglia bianconera. Però era dell’Udinese. Mentre l’ultima di Higuain era proprio della Juventus.