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  • Cuochi, camerieri, campagne...Manca lavoro o voglia di questi lavori? Pentiti di mafia, smemorati di indignazione

    Cuochi, camerieri, campagne...Manca lavoro o voglia di questi lavori? Pentiti di mafia, smemorati di indignazione

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Cuochi, barman, camerieri, campagne...Manca lavoro o voglia di questi lavori?
    Fipe, Federazione pubblici esercizi del commercio conteggia, con stupito rammarico, 150 mila assenze. Non di lavoratori dipendenti che non si sono presentati, ma assenza di persone disposte a fare il cuoco o il barman o il cameriere. Dice la Fipe: 150 mila posti di lavoro che noi offriamo e che restano vuoti, nessuno li prende. Nei giorni in cui tutto il settore della ristorazione riapre e riprende non si trova gente in misura sufficiente a coprire l'offerta di lavoro. Coldiretti segnala e quantifica fenomeno analogo: mancano al lavoro nei campi almeno cinquantamila. Vero sarà pur vero, ma come può accadere mentre Istat segnala che a cercare lavoro ad aprile erano  (e presumibilmente sono ancora) circa 900 mila? C'è chi segnala che almeno parte della risposta va cercata nel brutto vizio di offrire, oltre a lavoro, retribuzioni men che minime, in alcuni casi si denunciano 300 euro al mese per fare il cameriere. E c'è chi segnala come nei campi il bassissimo costo dei lavoratori stranieri (al limite della condizione schiavile) abbia molto mal abituato chi dovrebbe ingaggiare e pagare lavoratori italiani. Trecento euro al mese per fare il cameriere o dieci euro al giorno per stare nei campi non possono essere la regola, sarà pur vero che accade però le paghe offerte non sono sempre queste. Sono comunque basse e qui sorge la questione: non c'è lavoro da mille al mese o non c'è voglia di quei lavori a mille al mese? Ultima e per nulla ultima, anzi buona notizia dal mondo del lavoro: nel primo trimestre 2021 creati 120 mila posto di lavoro che prima non c'erano, segno che l'economia eppur si muove.

    Pecioni e bugiardi al Campidoglio.
    A Roma si dice "pecione" di chi pasticcia, arronza e danneggia. E si chiama "pecionata" un lavoro, qualunque esso sia, fatto male per indolenza e mala voglia di lavorare. Che ci siano "pecioni" nel vasto personale amministrativo del Campidoglio è statistica ovvietà, anche se forse la percentuale di "pecionismo" è in Campidoglio e nelle società partecipate (Atac e Ama su tutte) maggiore di quella che si riscontra nella popolazione residente. Un "pecione" o anche due non  sorprendono, di "pecionate" degli uffici comunali è intessuta l'esperienza quotidiana di chi a Roma ci vive. Quindi, per quanto possa dispiacere ma non sorprendere, che ci sia tra i dipendenti-dirigenti del Campidoglio chi fa scrivere su una targa Azelio e non Azeglio, che ci sia chi non controlla o chi non sa neanche il nome di un presidente della Repubblica, ci sta. Ci sta nella realtà, anche se non dovrebbe starci. Indolenti, impreparati, indifferenti non trovano difficoltà di adattamento nell'habitat del Campidoglio e il "pecionismo" è da tempo una consolidata modalità operativa. Però stavolta c'è stato di più, c'è stata la bugia peciona. Indolente, irresponsabile chi ha fatto fare una targa col nome di Ciampi sbagliato, ingiustificato in flagranza il suo stipendio. Ma quello che poi è andato a dire, presente l'attuale capo dello Stato, che la targa si era "scheggiata" nel montarla? Un bugiardo, un bugiardo plateale e spudorato. E quello/a che per coprire la bugia ha coperto la targa col nome di Ciampi sbagliato con un drappo la cui stoffa lasciava vedere l'errore di grafia e quindi sbugiardava quello che diceva della scheggiatura? Pecioni pure nel mentire, pecioni di cuore e nell'anima, pecioni di formazione e vocazione. Pecionismo: malattia inevitabile in tempi di pandemia dell'uno vale uno, fa perdere la nozione che, moltiplicando per 1 uno zero, il risultato è sempre zero.

    Pentiti di mafia, smemorati di indignazione.
    Senza quelli che disertano dalle sue fila la mafia ed ogni altra organizzazione di criminalità organizzata non si smonta, neanche si combatte davvero. Senza quelli come Brusca, senza i cosiddetti pentiti non ci sarebbe stato maxi processo alla mafia e neanche condanne e galere per i boss. Negli Usa chi parla, chi "canta" non ha solo sconto di pena, patteggia addirittura immunità. Non a caso la figura del pentito è la più odiata dal mafioso, il supremo "infame". Tanto lo Stato diminuisce al pentito la pena, altrettanto la mafia aumenta la sua di condanna verso il pentito, portandola fino alla pena capitale non di rado estesa ai familiari. La strategia di smontare mafia pezzo a pezzo per via di disertori fu ideata e applicata in Italia da Falcone. Per via di dichiarazioni di pentiti attentati sventati, omicidi evitati, depositi di armi trovati e soprattutto il disertore di mafia rende l'organizzazione criminale insicura di se stessa, inocula il non si sa di chi fidarsi. Ora che il pentito Brusca esce di galera, come da legge, gran coro di indignati smemorati. Smemorati dei fatti, innamorati solo delle parole. Pensiero corto, cortissimo e lingua lunga. In una parola: politici, giornalisti e gente del grande, querulo e molesto partito degli indignati.

    A vantaggio e uso degli indignati solo perché confusi, va precisato che il pentimento in questo contesto non è una categoria morale, non equivale al confessarsi, provare contrizione e ricevere assoluzione. Qui il cosiddetto pentimento è uno scambio: io diserto e ti rivelo posizioni, mappe, comandi e strategia del mio esercito criminale e tu in cambio alleggerisci durata e modalità della pena. Essere o no pentiti, cristianamente pentiti, di aver ucciso qui nulla c'entra. E a chi dice di cambiare la legge sui pentiti va ricordato che dire così equivale a dire i disertori di mafia non servono più. L'unica in cui i disertori di mafia davvero non servano più è quando mafia non ci sia più. Non  arruolare più disertori di mafia è una gran comodità per la mafia che c'è, eccome se c'è, anche se spara meno e investe di più. Infine i parenti delle vittime: umanità provata, ferita e che mai potrà essere risarcita del dolore. Però quando i mass media e i sepolcri imbiancati della politica smetteranno di propagandare ed eccitare tramite alcuni di loro l'inesistente diritto alla vendetta sarà un giorno di verità.

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