Cucchi, da Maradona a Puccini: la voce di un amico cambia aria
Un sentimento che certamente avrà provato fortissimo l’amico e collega Riccardo Cucchi, radiocronista ormai “anziano”seppure con quel viso da eterno fanciullo, nell’attimo in cui la curva ultras di San Siro lo ha voluto omaggiare con uno striscione di quelli che solitamente vengono riservati ai campioni. Del resto anche lui campione lo è stato. Per quarant’anni, esordiente al fianco del grande Ameri e del mitico Ciotti, fino a ieri pomeriggio quando a microfono spento ha chiuso la carriera dopo aver commentato Inter-Empoli mettendo così fine alla lunghissima cavalcata nell’etere sulle onde di “tutto il calcio minuto per minuto”. Una voce, più che un volto, per milioni di radioascoltatori. La voce di un amico.
Che dire. Grazie di cuore per la grande compagnia. Perché nell’epoca dell’informazione istantanea, visiva e intramuscolare le voci di tutti coloro che usano il mezzo del racconto vocale e non del commento all’immagine sono doni insopprimibili specialmente per il popolo che impossibilitato da mille motivi, occasionali o forzosi o addirittura drammatici, a vedere deve limitarsi ad ascoltare. Ecco che diventa magico il lavoro dell’affabulatore senza volto ma con una voce impossibile da confondere. Come quella di Riccardo Cucchi, dei grandi che lo hanno preceduto, di quelli che seguiranno le sue orme. Lui che ha cantato Maradona e che ora, finalmente libero da impegni, potrà trascorrere le sue domeniche canticchiando in sottofondo e per se stesso una delle arie del suo adorato Puccini.