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  • Crotonemania: Zenga, Nicola, e le ragioni di un addio

    Crotonemania: Zenga, Nicola, e le ragioni di un addio

    • Michele Santoro
    CAUSA-EFFETTO. Prima di chiudere del tutto col passato una spiegazione esaustiva sarebbe doverosa. Nessuno, o quasi, si fa avanti e quindi tocca andare per tentativi. Il presidente Gianni Vrenna ha affermato che il suo incitamento alla squadra, sotto di un gol, sarebbe stato interpretato da Nicola come un sovvertimento di ruoli, un atto doveroso del proprietario che però avrebbe leso la professionalità dell’allenatore, a quanto pare. Io non credo molto a questa versione, che però al momento resta l’unica. Non ci credo per tutta una serie di ragioni, specialmente emotive. L’impresa dell’anno scorso non è stata possibile esclusivamente grazie ai risultati e al bel gioco espresso nell’ultimo mese e mezzo di campionato; la salvezza, prima ancora che da una matrice tecnico-tattica, è derivata da una eccezionale carica emozionale. Tutto ciò è stato possibile perché la società, lo spogliatoio, l’ambiente e la città hanno battuto all’unisono, come un unico grande cuore rossoblù. Dubito che un’innocente sfuriata, a detta dello stesso Vrenna, abbia potuto mettere in discussione e cancellare l’attaccamento che Nicola aveva, ha e avrà per il Crotone. Le cause forse vanno ricercato in qualcosa di più profondo rispetto a un semplice battibecco. Il buon inizio di stagione, la graduatoria che vede, tutt’ora, salvo lo squalo e gli scontri diretti in casa con cui i crotonesi avrebbero potuto staccare Genoa e Udinese, avversarie inusuali a queste latitudini, hanno creato aspettative troppo pretenziose sull’attuale organico, che inevitabilmente sono state deluse. Se due risultati utili consecutivi hanno fatto credere alla dirigenza che i pitagorici potessero puntare a una salvezza tranquilla o, addirittura, a qualcosina in più, beh, non si può poi rimanere allibiti per certe decisioni. Ad ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria.

    NUOVO CORSO. Difficile invertire la rotta con pochi giorni di allenamento all’attivo, ma qualcosa della manona di Zenga si è già intravista. La novità più evidente è il cambio di modulo, con il passaggio dal 4-4-2 al 4-3-3 e momentaneo accantonamento di Trotta, punto fermo della passata gestione tecnica. Spunti interessanti anche nella differente interpretazione di alcuni ruoli: Barberis, ad esempio, ha lasciato il compito di play maker a Mandragora per svolgere quello di mezz’ala, con una maggiore presenza in zona gol. Non a caso il centrocampista ligure è stato il più pericoloso dei suoi insieme a Budimir. Buone sensazioni anche dagli esterni d’attacco, soprattutto da Stoian, forse meno legato a mansioni di copertura rispetto a prima e quindi più lucido negli ultimi 20-25 metri. Dalla cintola in giù il Crotone delle ultime uscite: nervoso, insicuro e disattento. L’eccezione rimane Cordaz, ultimo baluardo, rigenerato dalla presenza in panchina dell’Uomo Ragno. Della trasferta in terra d’Emilia si salva poco, tranne il pareggio al cardiopalma consumatosi 80 chilometri più in là di Raggio Emilia, a Ferrara, tra Spal e Verona, che permette ai calabresi di rimanere ancora fuori dalla zona retrocessione. Nella patria del Parmigiano-Reggiano, dei tortelli e dell’erbazzone almeno una magra consolazione. 
     

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