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    Crotonemania: è quasi magia Simy

    Crotonemania: è quasi magia Simy

    • Michele Santoro
    LOTTA DURA SARA’. Una vittoria per rimanere agganciati all’impresa, tre punti per far capire agli altri di esserci, di poter lottare fino alla fine, di meritare l’ultimo posto disponibile per la A. L’1-0 dello Scida contro il Bologna è questo e tanto altro, ma soprattutto la consapevolezza di aver interrotto la corsa di un treno che aveva imboccato una brutta direzione. Il Crotone è ancora vivo, finalmente posso urlarlo, ma la preoccupazione permane, e permarrà, perché la strada è corta e tanto impervia. Il disfattismo, stigmatizzato da Zenga, fa parte del gioco, fa parte di noi, come una corazza che ci costruiamo intorno per attutire il colpo se tutto dovesse andar male. Siamo fatti così. Certo, le prestazioni non hanno aiutato, perdere contro Roma, Fiorentina e Torino ci può stare, ma prenderne otto e farne solo uno, concedere molto e creare poco, beh, avrebbe angosciato anche il più inguaribile degli ottimisti. E’ questo quello che mi fa pensare: cos’è successo tra il 4-1 alla Samp e le partite succitate? La superiorità dell’avversario sicuramente, se è così allora prepariamoci a vincere solo quelle che possiamo vincere, come ieri, sperando che possa bastare. Una boccata d’aria l’abbiamo presa ma siamo ancora affamati d’ossigeno.

    TALISMANO SIMY. Non è vero ma ci credo. Se ne sta quatto quatto per abbondanti 2/3 del campionato, facendo capolino di tanto in tanto come un animaletto che interrompe il letargo per nutrirsi. Con i primi caldi si sveglia e comincia a segnare gol decisivi, come fece la scorsa stagione nel pareggio con il Toro e nella vittoria esterna contro la Sampdoria, regalando buona parte di salvezza e tornandosene poi nuovamente nell’anonimato. Spunta all’improvviso, e per questo è letale, perché nessuno se lo aspetta e quindi nessuno lo teme. Perennemente in procinto di cambiare aria, sia nella sessione estiva che in quella invernale di calciomercato, lui però resta là, in panchina o in campo per qualche spezzone di gara, pensando e ripensando al momento in cui potrà essere decisivo. Dinoccolato, non certo emblema di eleganza, la sua struttura fisica sarebbe più adatta al basket che al calcio, ma lui non lo sa, e continua a mettere dentro palloni pesantissimi, come quello al Bologna. Lo farà ancora, ne sono certo, e poi scanserà di nuovo le luci della ribalta, perché è fatto così. È Simeon Tochukwu Nwanko, è il nostro Simy, è il gigante silenzioso che ci tiene, ancora una volta, legati a un sogno.
     

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