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    Crotonemania: quel record che ancora mancava

    Crotonemania: quel record che ancora mancava

    • Michele Santoro
    Prima di qualsiasi considerazione, una statistica. Il Crotone è la peggior matricola che la Serie A a tre punti abbia mai conosciuto: dopo sette gare nessuna mai aveva fatto peggio dei calabresi. Lo scorso anno Frosinone e Carpi, poi retrocesse, allo stesso punto della stagione avevano collezionato, rispettivamente, 4 e 5 punti; il Sassuolo nel 2013 e il Treviso nel 2006 fecero meglio dei pitagorici anche se di un solo punto. Eppure le sei sconfitte intervallate dal pareggio col Palermo non sembrano preoccupare la società a cui la logica, ma soprattutto l’interesse a mantenere la categoria, imporrebbero di prendere un provvedimento significativo. Certo, se si continuano ad addure giustificazioni del tipo: “beh ieri siamo stati sfortunati”, “col Genoa abbiamo fatto bene nel primo tempo”, “col Palermo meritavamo di vincere”, “i primi venti minuti con la Roma abbiamo rischiato poco”, non si crescerà mai e non si prenderà coscienza del fatto che, fino ad ora, si è condotto un campionato pietoso.

    Il Crotone continua a vivere di folate, di giocate estemporanee e se Palladino, l’uomo di maggior talento, viene a mancare, la fase offensiva diventa nulla: i gol si possono contare sulle dita di una mano e raramente sono stati frutto di un’azione ben congeniata. Il fatto, poi, che quasi sempre il migliore in campo per i crotonesi sia stato il portiere la dice tutta sulla tenuta del reparto arretrato e sul filtro a centrocampo. Mettendo per un attimo da parte i noti limiti tecnici dell’organico, quello che più colpisce è la mancanza di carattere. Il Crotone non lotta, non gioca da provinciale, non è organizzata come una provinciale, tutto sembra essere affidato al caso; e l’ultimo posto in classifica, infatti, non è un caso. Giocatori senza mordente che al primo gol preso vanno in black out e una guida tecnica che, evidentemente, non ha saputo trasmettere la giusta cattiveria agonistica: questo il quadro generale del momento. Quando le cose non vanno in una squadra di calcio, il primo a pagare, purtroppo, è sempre l’allenatore e una dirigenza all’altezza ha il dovere di rivedere determinate scelte iniziali. Da qui alla fine ne deve passare ancora tanta di acqua sotto al ponte, ma quando verrà data la scossa? Quando la situazione sarà ormai irrecuperabile?

    Qui, invece, la panacea di tutti i mali sembra essere diventato lo stadio. I numeri parlano chiaro, certo, Il Crotone ha costruito le sue salvezze e la miracolosa promozione dello scorso anno tra le mura amiche. Solo chi ha giocato allo “Scida” può conoscere la reale entità dell’adrenalina e della grinta trasmessa da quegli instancabili tifosi, ma un particolare da non sottovalutare è che nella stragrande maggioranza di quelle partite vinte il Crotone è stato anche più bravo e più organizzato dell’avversario. Il supporto della gente può spingerti fino ai limiti estremi delle tue possibilità, ma se manca la voglia di fare l’impresa la montagna resta lì ad aspettare di essere scalata. Alcune volte dovremmo ricordarci che il calcio è ancora quello sport dove vince, fortunatamente non sempre, il più forte.  
     

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