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    Crotonemania: paura di star davanti

    Crotonemania: paura di star davanti

    • Michele Santoro
    Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il rischio di caricare eccessivamente la gara di ieri trasformandola da ‘UNO scontro salvezza’ a ‘LO scontro salvezza’ era forte, come forte era la possibilità che ciò sgonfiasse emotivamente l’intero ambiente. E puntualmente. La sconfitta? colpa di tutti. La partita contro la Spal è stata persa soprattutto a livello mentale e le reti subite ne sono una nitidissima dimostrazione. La marcatura blanda di Capuano su Antenucci, l’assist (al contrario) di Barberis per Paloschi, il gollonzo di Simic dopo il temporaneo pareggio di Budimir che, teoricamente, poteva rimettere in gioco tutto; gli episodi che hanno deciso il match non sono derubricabili come semplici errori tecnici ma, a mio avviso, hanno un movente più subdolo: la paura. La paura di perdere, la paura di rimettere in palio la permanenza in A, la paura di non riuscire a bissare l’impresa dello scorso anno, la paura di buttare alle ortiche il vantaggio sulle inseguitrici. In sintesi, la paura di fare la fine dell’Empoli.

    Il Crotone, tranne in alcuni casi, non si è mai trovato nella situazione di essere inseguito; la storia dei rossoblù, al contrario, parla di grandi inseguimenti e di esaltanti rimonte. Dalla soluzione di questo equivoco passano il futuro (e si spera i successi) dei rossoblù. La sfida di questa stagione è anche questa, essere in grado di amministrare il vantaggio che, al momento, è circoscritto a un solo punto. Lo stesso che la passata stagione permise ai calabresi di restare in massima serie. Zenga fa mea culpa per essersi affidato a quelli che durante le scorse giornate avevano fatto meglio, ma la reale pecca dell’Uomo Ragno è quella di non aver trasmesso la solita sfacciataggine positiva, quella che ha permesso di fare risultato contro l’Inter, quella che spinge la squadra a giocarsela con chiunque, senza fare inutili calcoli. Il segreto è tutto lì, tornare a pensare solo al campo e a come far girare il pallone, perché a fine febbraio essere a +1 o a + 7 sull’immediata inseguitrice conta relativamente. Sicuramente non quanto esserlo a fine maggio

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