Crotonemania: lo 'Scida' e la pezza del Comune
Il ritardo con cui si è mossa l’amministrazione comunale non può essere imputabile solamente al cambio di guardia municipale e all’insediamento della nuova giunta. Una società che ha militato per sei stagioni consecutive in cadetteria, e prima per altre cinque intervallate da parentesi in C, esigeva un impianto all’altezza delle sue prestazioni sportive, a prescindere dagli obiettivi stagionali e dall’imprevedibile promozione in serie A dello scorso anno. Forse scaramanzia, chissà. Non meravigliamoci però, lo “Scida” è solo una delle tante crepe dell’insanabile emergenza infrastrutturale crotonese: fortuna che lo stadio ha potuto beneficiare dell’effetto salvifico della A altrimenti la fine non sarebbe stata diversa da quella dell’aeroporto, perennemente a rischio chiusura, della ferrovia, inesistente salvo alcune tratte, dell’ospedale, carente in servizi e spazi, o della statale 106, non a caso ribattezzata “strada della morte”.
Del domani non c’è certezza e per ora il problema è stato risolto, i campioni della massima categoria calcheranno l’erba dello “Scida” e pazienza se l’ingrato Juric e il suo Genoa eviteranno la bolgia rossoblù affrontando il Crotone a Pescara. Paradossalmente i guai potrebbero sorgere se gli squali dovessero guadagnarsi un’insperata salvezza che costringerebbe, a quel punto, ad ampliare obbligatoriamente l’impianto fino a 16.000 posti, pena trasloco forzato. Quest’ipotesi è così lontana temporalmente e fuori dall’immaginario che chi di dovere può continuare a dormire sonni tranquilli.