Ognuno di noi avrà sicuramente avuto, durante il periodo scolastico, una materia indigesta. Una disciplina scorbutica che malgrado gli sforzi, le ore extra passate ad esercitarsi, il supporto di lezioni private non voleva entrare in testa neanche se si pregava in ginocchio. Per il sottoscritto, ad esempio, la matematica era (e rimane) un universo ignoto. Per il Crotone, al momento, lo scoglio più duro da superare è rappresentato dalla capacità di ambientamento alla Serie A.La gara col Sassuolo è l’ultima dimostrazione dello scarso feeling con le dinamiche della massima categoria: un match controllato per circa 87 minuti e buttato via negli ultimi tre. A nulla è valsa la migliore prestazione di questo scorcio di campionato, l’ultimo posto è sempre lì accompagnato da quell’unico, imbarazzante, punticino. Il problema è sempre lo stesso: l’incapacità di reagire ad un gol, sia fatto che subito. Mi spiego meglio. Quando i pitagorici passano in vantaggio, e fin qui è successo tre volte su otto gare, poi vengono sistematicamente raggiunti e superati; se i rossoblù vanno sotto per primi invece, non la riprendono mai. Sfortuna, disattenzione, mancanza di carattere, incapacità di competere a certi livelli: forse tutte o forse un mix di queste cose, ma sta di fatto che se non si vuole abbandonare quest’avventura già ad ottobre la scossa deve essere rapida e ad alto voltaggio. Toppare in sette delle otto partite disputate sinora in Serie A e sentirsi rinnovare la fiducia dalla società di volta in volta è una fortuna che non tutti gli allenatori di calcio possono vantare. Se le cose non vanno, e non vanno, qualcuno deve fare necessariamente un passo indietro. Si può giocare così pericolosamente col fuoco pur di non iscrivere lo stipendio di un altro tecnico a bilancio? Evidentemente sì. Certo, considerando il match di ieri davvero poco si può imputare a Nicola, soprattutto il passaggio alla difesa a quattro; purtroppo però siamo di nuovo qui a cercare le ragioni dell’ennesima sconfitta. Abbiamo visto finalmente un collettivo tosto, concentrato, pronto a soffrire, ma ancora una volta terribilmente inquieto e insicuro quando c’è da portare a casa qualcosa. Vuoi o non vuoi, questa sicurezza può essere trasmessa solo dall’allenatore. I minuti finali del “Mapei Stadium” sono un’istantanea perfetta dell’attuale situazione del Crotone, una stagione che stenta a decollare sotto qualsiasi aspetto condita da troppi “vorrei ma non posso”. Il dilemma, alla fine, resta sempre quello: la dirigenza resterà al capezzale del paziente in agonia o cercherà di fare quanto in suo potere per migliorare la sua condizione? Alla speranza mi ci sono affidato sempre poco, come del resto alla matematica.