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Crotonemania: la filosofia della rassegnazione
In casa rossoblù si parla tanto, dopo ogni sconfitta (per la cronaca quella col Bologna è la quattordicesima in venti gare) si prospettano ribaltoni epocali ma alla fine, quando le cose continuano a non andare, le decisioni importanti non vengono prese. L’indecisione societaria con cui si sta affrontando questo campionato di serie A spaventa tutti: perché mai allora un giovane professionista dovrebbe rischiare di bruciarsi in fretta e qualcuno più attempato rovinarsi gli ultimi scampoli di notorietà? Il penultimo posto e i 9 punti di ritardo dall’Empoli non sono figli solo della sfortuna, come qualcuno in alto vorrebbe far credere, ma di una “filosofia della rassegnazione” che regna sin da agosto. Rassegnazione a voler tornare subito in B godendo solo superficialmente dei propri quindici minuti di celebrità. L’atteggiamento, finora, è di chi ha per le mani la grande occasione della vita e neanche prova a giocarsela. La squadra merita una nota a margine: la voglia c’è, la lotta pure, pazienza se manca tutto il resto. L’assenza di un’impronta di gioco non è da imputare ai singoli, ma a qualcuno che dall’inizio del torneo li guida. Ma d’altro canto chi non fa non sbaglia mai.