Possiamo trovare tutte le scuse del mondo, possiamo ripetere come un mantra che non sono queste le gare utili per la salvezza. Possiamo dirci che ieri, dopo i gol subiti, la squadra ha giocato avendo, peraltro, due occasioni nitide con Benali e Trotta; possiamo dirci che nonostante la sconfitta la situazione non è compromessa, che la Spal è lì, a soli due punti, ma con una gara in più. Possiamo dirci tutte queste cose, certo, ma non saremmo sinceri fino in fondo. Gli errori che si commettono sono sempre gli stessi ormai, sia davanti che dietro, ma a questi si può ovviare solo lavorando, c’è poco da fare; la determinazione, la cattiveria, invece, non le acquisisci con una seduta extra di allenamento ma credendo, ogni oltre ragionevole dubbio, di meritare qualcosa più dei tuoi avversari. Ho toccato, abbiamo toccato, con mano questa voglia lo scorso anno, per alcuni tratti l’abbiamo intravista in questa stagione, ma ormai è da un po’ di tempo che latita paurosamente, con contraccolpi inevitabili sulla classifica. Vi posso dire anche quello che vedo però: vedo un Sassuolo giocare alla pari con il Napoli, l’undici che ha espresso il migliore calcio di questo campionato; vedo un Chievo andare sotto e, alla fine, ribaltare il risultato conto una Samp superiore per qualità; vedo una Spal che non regala mai niente a nessuno e che pareggia solo per un rigore inventato da VAR e arbitro. Vedo squadre che credono di meritare la A più delle proprie dirette contendenti. Sbaglio? Esagero? Bene, fatemi cambiare idea. Io, al momento, continuo a pensare che a questi ragazzi manca il veleno. Potreste tranquillamente ribattere dicendo che, rimasti in 10 nella mezz'ora finale, non si poteva fare di più, che tuttavia si sono limitati i danni, ma continueremmo comunque a commentare un 2-0 secco a sfavore. A questo punto non ci possiamo accontentare di mezze occasioni non sfruttate e di limitare i danni, se no le altre volano via. Meno male che si rigioca subito, peccato farlo senza alcuni uomini chiave. Le ammonizioni scellerate di Stoian e Mandragora, il rosso di Capuano, dimostrano che la testa si può perdere anche così, per falli stupidi che costano la presenza, e non solo subendo qualche rete in più. A Torino, perciò, senza la spina dorsale della squadra contro un Toro uscito dalla crisi dopo lo 0-4 di Cagliari: i presupposti per farmi rimangiare ciò che ho detto ci sono tutti.