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Crisi nera e scossa che non arriva: Frosinone, scene di un film già visto. E DiFra…
CRISI - Nelle analisi globali, com’è giusto che sia, non può che finirci l’operato dell’allenatore. Perché la squadra fino a novembre, con gli stessi attuali giocatori e tra numerosi infortuni, ha girato alla grande. Parlare ora in modo velato di limiti tecnici individuali, come trasparito dalla conferenza post match di sabato mentre si dibatteva sulle reti incassate a difesa schierata, è un opinabile modo di ragionare. E di (non) assumersi le responsabilità, anche perché la fase difensiva andrebbe allenata proprio per evitare certe situazioni. La domanda principale è: il Frosinone può far meglio? E la risposta è certamente affermativa. Di sicuro la navigazione difranceschiana sta trasmettendo segnali di smarrimento costante, a cominciare da decisioni monotematiche, orientate sempre sugli stessi principi. Aggressione medio-alta, intensità e uno contro uno sono concetti sacrosanti da ricercare, ma nel calcio esistono i momenti. Esistono difficoltà che valicano ogni confine e che necessitano di semplici accortezze per essere superate. O quantomeno per provarci, proprio come fatto da Gotti a Lecce, da Baroni a Verona o da Nicola ad Empoli. A volte - anche a gara in corso - diventa necessario pure abbassarsi in blocco per non dare campo o per recuperare energie, magari affidandosi ad un sistema di gioco diverso dal 4-3-3. Ad un assetto più equilibrato e che possa contemplare l’utilizzo delle due punte, ad esempio. Eppure, nulla di tutto ciò ha preso forma all’ombra del Campanile.
ATTEGGIAMENTO - Sciogliersi come neve al sole, di fatto, è divenuto scenario di ordinaria amministrazione. Fragilità mentale e mancanza di mordente alcune delle note dolenti, certificate per l’ennesima volta dal campo. Ormai per il Frosinone le partite sono accostabili a delle finali, eppure l’atteggiamento comunica ben altro. Una squadra cattiva e desiderosa di reagire alle avversità, non può chiudere l’incontro della vita con appena 10 falli commessi. Specie se sono gli avversari a gestire il pallino del gioco. Un dato eloquente, supportato da quello relativo all’intensità del pressing messa in atto (PPDA): tradotto, il rapporto tra i passaggi effettuati dalla squadra rivale nella propria metà campo e i tentativi di intercetto posti in essere. Più è alto il valore di questo indice, più bassa sarà stata la pressione applicata nella fase di non possesso. La truppa guidata da DiFra tre giorni fa ha chiuso con l’elevato quantitativo di 21.43, a differenza della Lazio (alle prese col suo momento più complicato della stagione) che ha terminato il match con un basso 7.36. Questo nonostante la squadra abbia presidiato in modo alto il campo, come confermato dalle posizioni medie. Aspetti che bastano a rendere l’idea del fatto che la situazione non sia tutta ascrivibile a motivi di matrice tecnica. C’è di più e la musica va avanti da mesi. In tal senso, le conseguenze stanno diventando pesanti: la classifica recita terzultimo posto occupato a quota 24 punti. Niente di compromesso in modo definitivo, chiaramente. Però la media punti del Frosinone da quel famoso 2 dicembre in poi è da brividi e questo, forse, è quello che preoccupa di più.
SCENARI - Dinanzi a tale loop malefico, la società osserva con attenzione ma senza pianificare stravolgimenti. Nulla è cambiato rispetto alla scorsa settimana, quando il direttore Angelozzi lo ha blindato pubblicamente. Di Francesco non è in discussione nemmeno adesso, dopo il ko contro la Lazio. Miopia consapevole la definirebbe qualcuno. Perché la dirigenza giallazzurra, forse, sa di non aver aiutato il suo allenatore nel mercato di gennaio, momento che sarebbe stato cruciale per consolidare il rendimento avuto nel girone d’andata mediante innesti mirati e di qualità. Detto ciò, la linea del club presieduto da Maurizio Stirpe è chiara e si ritiene che la squadra abbia le potenzialità per battagliare fino alla fine per l’obiettivo salvezza. E questo è il motivo principale per cui l’ex Roma è ancora al suo posto. Però, di sicuro niente è come prima almeno sul fronte ambientale. I ripetuti - e inattesi - inciampi stanno pian piano erodendo l’immagine del tecnico agli occhi dei tifosi. Non della dirigenza che, per modus operandi, non ritiene corretto lasciarsi guidare dalle sensazioni di “pancia”. Di certo, in un modo o nell’altro, serve una scossa. La pausa per le Nazionali potrà ritagliarsi la sua utilità in termini psicologici, non a caso lo stesso Di Francesco aveva prospettato l’ipotesi di andare “[…] anche fuori per compattarci ancora meglio”. Un piccolo ritiro per recuperare forze fisiche e mentali in vista della sfida esterna col Genoa in programma sabato 30 marzo. Chances ridotte che ciò avvenga, però l’idea c’è stata. E oggi ci sarà la ripresa degli allenamenti a Ferentino.