Crespo vuole Messi:| 'Mio ideale partner d'attacco'
Hernán Jorge Crespo, attaccante argentino capace di mettere a segno 35 reti in 64 partite con la nazionale che fu di Maradona, oltre a 270 marcature nei massimi tornei d’Europa, non riesce proprio a dimenticare come si fa gol. A 35 anni, con una lunga carriera alle spalle è tornato a giocare a Parma, dove nel 1996 aveva cominciato la sua carriera fuori dalla natale Argentina. River Plate, Parma, Lazio, Inter, Chelsea, Milan e poi ancora Genoa e ancora Parma sono i club dove ha vissuto la sua vita da calciatore con un denominatore comune: segnare.
Oggi si racconta con quel pizzico di saggezza che incomincia a venir fuori quando pensi che nella vita, in fondo, qualcosa lo ha fatto già. Per lui tante esperienze e tante realtà diverse dove è cresciuto ed è cresciuta anche la sua famiglia. In un’annata nella quale ha deciso un tuffo nel passato, ritornando dove aveva giocato fino al 2000, sta facendo penare le grandi del calcio italiano. A www.goldenfoot.com “Valdanito”, come lo chiamano nel mondo del calcio, parla di tantissime cose. La gente, i tifosi che seguono il Golden Foot gli rivolgono i quesiti che magari più disparati e lui prova ad accontentare tutti. Senza dimenticare l’attualità del mondo che lo vede protagonista ormai da un ventennio. E così non si può dimenticare Maradona, Messi e perché no, quel passato che nel 2005 lo vide protagonista della incredibile finale di Champions League a Istanbul con il Milan…
D: Quest’anno Totti ha vinto il Golden Foot, battendo campioni del calibro di Raul Gonzales Blanco e Beckham. Tu che sei stato tra i candidati per tre anni consecutivi dal 2004 al 2006, cosa pensi del premio al capitano e bandiera dell’AS Roma?
R: Mi fa piacere, Totti è un vero fuori classe. Sono contento che abbia ottenuto a fine carriera un riconoscimento così prestigioso. Ha sempre giocato a livelli altissimi, dando tanto alla squadra della sua città
D: Parlando di fuoriclasse non si può fare a meno di pensare a Leo Messi. Credi che sia sui livelli di Maradona? R: Messi è ancora molto giovane, è difficile fare paragoni. Posso dire che si assomigliano molto.
D: Hai giocato tanto per la tua nazionale, segnando anche tanti gol. Oggi chi sarebbe la tua prima scelta come centravanti dell’Argentina?
R: Bah, non lo so. Per adesso non faccio l'allenatore. Mi limito a fare il calciatore (ride, ndr).
D: Va bene, ma tra Batistuta, Riquelme e Messi. Quale sarebbe il tuo miglior partner?
R: Sceglierei Messi.
D: Nomi sempre d’attualità sono Kaka, Shevchenko ed Ibrahimovic. Come li vedi?
R: Ho avuto la fortuna di poter giocare con tutti e tre. Ognuno, nel proprio memento, è stato il migliore del mondo.
D: Ma sei sicuro di non voler fare l'allenatore?
R: Adesso penso a giocare, poi certamente valuterò questa possibilità.
D: Torniamo all'Argentina. Ha vinto la sua ultima Coppa del Mondo 24 anni fa. Quali pensi possano essere le cause di una così lunga assenza?
R: Penso che il post Maradona sia stato un problema importante da affrontare. Adesso con Messi potremmo aver trovato un suo sostituto. Però dobbiamo essere in grado di mettergli intorno gente che possa aiutarlo, come è successo a Maradona con la squadra campione del mondo 1986. Se non saremo in grado di farlo sarà molto dura. Messi ha ancora almeno due Mondiali, speriamo bene. Poi anche il Brasile c'ha messo 24 anni prima di rivincere un titolo dopo Pelé.
D: Il calcio delle nazionali è sicuramente una cosa diversa da quello dei club. Giochi da una vita in Italia. Cosa pensi aggiunga al valore personale il giocare in Serie A?
R: Innanzi tutto la disciplina tattica, credo che il campionato italiano non sia in assoluto il più bello, ma quello più difficile da giocare. Qua si impara molto.
D: Hai una carriera lunghissima. Qualcosa che ti è rimasto dei tanti allenatori che hai avuto?
R: Ho avuto modo di lavorare con così tanti allenatori che sarebbe difficile pensare ad una sola cosa. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa.
D: Si parla sempre di Maradona. Lui è sempre in prima pagina. Come giudichi il Maradona allenatore?
R: Lo si può giudicare solo dal Mondiale in Sud Africa giocato la scorsa estate. Sicuramente ha ridato tanta allegria e ! tanto en tusiasmo principalmente nella gente, più che nei giocatori. Ha creato quindi un qualcosa di importante, al di là dei risultati che non gli hanno sorriso.
D: Avere una carriera come Crespo è il sogno di tantissimi calciatori. Il segreto della sua longevità?
R: La serietà, la professionalità e la voglia di fare. Ti portano ad avere molta continuità.
D: In una carriera tanto lunga quale pensi sia stata la vittoria più bella?
R: La Coppa Libertadores con il River.
D: E giocare una finale di Champions come quella di Istanbul?
R: Te lo dico subito. Quella partita non è un rimpianto. E' una delusione trasformata in orgoglio, perché alle finali ci si può arrivare e anche perdere. A me fa piacere poter giocare questo tipo di partite, è questo a rendermi orgoglioso. Direi che quella, assieme all'eliminazione dell'Argentina dai Mondiali in Corea siano le delusioni più grosse della mia carriera. Con il passare del tempo però, al di là dei risultati, mi è rimasto l'orgoglio per essere stato all'altezza di un incontro del genere.
D: Faresti un paragone tra il Crespo a 35 anni e quello a 25?
R: Ci sono ben dieci anni di differenza (scherza Crespo, ndr). Sicuramente le gambe girano meno velocemente, ma il fiuto del gol è sempre lo stesso.
D: Sei tornato dove hai giocato fino a 10 anni fa. Differenze tra il Parma di allora. E la città è cambiata?
R: La società è molto cambiata, perché è cambiata la proprietà. La città la trovo invece molto migliorata.
D: Oggi molti calciatori pensano in anticipo al loro futuro da “persone normali”. Hai già pensato a cosa fare dopo il ritiro? R: Ho diverse idee, ma non ho ancora deciso quale sarà la mia strada. Finché giocherò non potrò far altro che concentrare tutte le mie energie su quello. Ho un contratto fino a giugno e una volta terminato mi piacerebbe poter giocare ancora con questa squadra.
D: Il calcio è chiaramente uno sport di squadra, ma! per un calciatore quanto è importante vincere premi personali come Pallone d'oro e Golden Foot?
R: Per me la squadra viene sempre prima. Conta quello che fai nel tuo club, le vittorie che ottieni con i tuoi compagni. I trofei personali sono una conseguenza.
D: Facciamo un salto tra le esperienze della tua carriera. Hai segnato oltre 300 gol. Qual è quello che ricordi con più piacere?
R: Io ricordo tutte le mie reti una per una. Quelle a cui sono più affezionato sono quelle segnate nelle finali. Ho l'orgoglio di poter dire d'aver segnato in tutte le finali a cui ho preso parte. Dalla Libertadores alla Champions.
D: Da quest’anno, tornando a Parma, vivi qualcosa di già sperimentato e sembra tu ti trovi benissimo. Come definiresti Crespo e il Parma?
R: No, c'è un insieme di cose che ci unisce. Avere, ad esempio, un presidente che ha la mia stessa età è un fattore che mi piace sottolineare. Essere coetanei fa sì che si pensi molto spesso alla stesso modo. Lui è un grande imprenditore che si vuole affermare nel calcio ed io posso mettere la mia esperienza in questo mondo a sua disposizione e lui può insegnare molto a me.
D: Chiudiamo con una domanda sul calcio italiano, che ti ospita ormai da tanti anni. Qual’ è la squadra più forte con la quale hai giocato qui da noi?
R: Su tutte l'Inter degli ultimi anni e il Milan del 2005, ma se me lo permetti, vorrei dire che ho anche fatto parte del Chelsea che ha totalizzato più di novanta punti in campionato.