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Crespo: 'Io un mix tra Icardi e Higuain, tra i due... Inter più avanti del Milan, ma la Juve vincerà per altri 2-3 anni'
Un doppio ex, capace però di incidere nel derby di Milano soltanto con la maglia dell'Inter. Hernan Crespo, attaccante che nella sua carriera ha indossato (per una stagione) anche i colori del Milan, prova a fare le carte alla stracittadina di domenica sera dalle colonne de La Stampa.
Hernan Crespo, ex bomber da 308 gol, 45 per l’Inter e 18 per il Milan, in questo derby chi vorrebbe essere tra Icardi e Higuain?
"Difficile scegliere, giocano per due società quasi nuove e due squadre in formazione".
Chi è più avanti?
"L’Inter. Dopo 6 anni ha ritrovato la Champions, è partita bene, Suning lavora da più tempo di Elliott. Il Milan arriva da un periodo travagliato, con Leonardo e Maldini si comincia a ricreare un po’ di identità ma servirà qualche anno per tornare ai tempi d’oro".
Faccia il ct dell’Argentina: a chi darebbe la maglia n. 9?
"Dipende da come intendo giocare. L’esperienza di Kalinic insegna: simile a Icardi, nel Milan non ha funzionato, come André Silva. Higuain invece è l’ideale per gli schemi di Gattuso. Lo stesso vale per Mauro e l’Inter, gli esterni di Spalletti sono il miglior modo di servire un terminale micidiale come lui".
Lei somigliava di più al Pipita?
"In realtà ero un mix: sotto porta mi muovevo come Icardi ma partecipavo al gioco come Higuain".
La Juve è irraggiungibile? "È in un’altra dimensione. Non vedo come possa perdere lo scudetto se non auto-eliminandosi. E sarà così per altri 2-3 anni: l’ingaggio di Ronaldo fa capire la differenza".
Cristiano è il più forte attaccante del mondo?
"Uno dei migliori della storia. Spero che diventi contagioso convincendo altri campioni a venire in Italia, così si torna ai vecchi tempi".
Cosa la impressiona di lui?
"La mentalità. Quando Ancelotti e Mourinho guidavano il Real ho assistito a diversi allenamenti e ho capito cosa Ronaldo pretende da se stesso e dagli altri. Delle doti tecniche è inutile parlare, le vedono tutti".
In serie A quali bomber segue? Piatek è a -4 dal record di Batistuta, in gol nelle prime 11 giornate nel ‘94-’95.
"Molto interessante. Ci sono attaccanti in grado di fare la differenza, penso anche a Dzeko e Milik. A me piace Pavoletti, si è un po’ perso ma lo aspetto, così come Belotti. E a Parma seguo Inglese".
A proposito, Mancini ha abolito il centravanti: “Quando ne avrò uno che segna, lo farò giocare”. C’è un problema in Italia rispetto ai suoi tempi?
"Un’altra epoca, avevamo il miglior campionato del mondo. Non è giusto caricare i giovani di troppe responsabilità".
Però il ct ha parlato chiaro.
"Ora non ci sono goleador universali. Prendiamo Immobile: tanti gol con Torino e Lazio, due volte capocannoniere, però a Siviglia ha faticato come a Dortmund e in Nazionale. Una volta i vari Inzaghi, Vieri, Casiraghi e Signori giocavano molte più partite internazionali, nelle coppe le italiane arrivavano sempre in fondo, non si correvano grandi rischi a qualificarsi per Europei e Mondiali. Non andare in Russia è stato un grande danno".
C’è qualche talento su cui puntare?
"Sta esplodendo Bernardeschi, lo aspettavamo. E Insigne che Ancelotti prova centravanti non è più solo un’ala".
Può essere l’anno buono nelle coppe?
"La Champions, piaccia o no, riguarda solo la Juve. In Europa League vorrei vedere un’italiana almeno in finale".
Lei fu l’ultimo a vincerla, con il Parma nel ‘99.
"Pazzesco, sono passati quasi 20 anni. Non l’avrei mai pensato".
Come vede Ancelotti a Napoli?
"Bene: felice, tranquillo, sereno. La sua non è tanto una sfida tecnica, dopo aver sostituito Guardiola non gli trema certo la mano a sostituire Sarri, quanto psicologica: Napoli e il Napoli sono l’opposto di Milan, Chelsea, Real, Psg, Bayern. Non si è lasciato travolgere".
Mai stato vicino alla Juve?
"Nel 2000, quando Tanzi preferì cedermi alla Lazio, ma ai bianconeri non andò male visto che presero Trezeguet. E dopo Calciopoli mi cercò Cobolli Gigli però scelsi di restare all’Inter".
Il Parma ha iniziato bene: le farà piacere...
"Certo, ho fatto parte della risalita dalla C e dalla B, ho presentato i cinesi. Poi ho preferito farmi da parte. Fui uno degli ultimi a chiudere la porta dopo il fallimento, ora sento di aver saldato il debito verso la squadra e la città che mi accolsero".
Da un mese fa l’opinionista per Dazn: ha smesso di allenare? "La tv mi piace ma non ho smesso. Aspetto un progetto serio, ma in giro ne vedo pochi e non ho voglia di regalare prestigio a nessuno".
Hernan Crespo, ex bomber da 308 gol, 45 per l’Inter e 18 per il Milan, in questo derby chi vorrebbe essere tra Icardi e Higuain?
"Difficile scegliere, giocano per due società quasi nuove e due squadre in formazione".
Chi è più avanti?
"L’Inter. Dopo 6 anni ha ritrovato la Champions, è partita bene, Suning lavora da più tempo di Elliott. Il Milan arriva da un periodo travagliato, con Leonardo e Maldini si comincia a ricreare un po’ di identità ma servirà qualche anno per tornare ai tempi d’oro".
Faccia il ct dell’Argentina: a chi darebbe la maglia n. 9?
"Dipende da come intendo giocare. L’esperienza di Kalinic insegna: simile a Icardi, nel Milan non ha funzionato, come André Silva. Higuain invece è l’ideale per gli schemi di Gattuso. Lo stesso vale per Mauro e l’Inter, gli esterni di Spalletti sono il miglior modo di servire un terminale micidiale come lui".
Lei somigliava di più al Pipita?
"In realtà ero un mix: sotto porta mi muovevo come Icardi ma partecipavo al gioco come Higuain".
La Juve è irraggiungibile? "È in un’altra dimensione. Non vedo come possa perdere lo scudetto se non auto-eliminandosi. E sarà così per altri 2-3 anni: l’ingaggio di Ronaldo fa capire la differenza".
Cristiano è il più forte attaccante del mondo?
"Uno dei migliori della storia. Spero che diventi contagioso convincendo altri campioni a venire in Italia, così si torna ai vecchi tempi".
Cosa la impressiona di lui?
"La mentalità. Quando Ancelotti e Mourinho guidavano il Real ho assistito a diversi allenamenti e ho capito cosa Ronaldo pretende da se stesso e dagli altri. Delle doti tecniche è inutile parlare, le vedono tutti".
In serie A quali bomber segue? Piatek è a -4 dal record di Batistuta, in gol nelle prime 11 giornate nel ‘94-’95.
"Molto interessante. Ci sono attaccanti in grado di fare la differenza, penso anche a Dzeko e Milik. A me piace Pavoletti, si è un po’ perso ma lo aspetto, così come Belotti. E a Parma seguo Inglese".
A proposito, Mancini ha abolito il centravanti: “Quando ne avrò uno che segna, lo farò giocare”. C’è un problema in Italia rispetto ai suoi tempi?
"Un’altra epoca, avevamo il miglior campionato del mondo. Non è giusto caricare i giovani di troppe responsabilità".
Però il ct ha parlato chiaro.
"Ora non ci sono goleador universali. Prendiamo Immobile: tanti gol con Torino e Lazio, due volte capocannoniere, però a Siviglia ha faticato come a Dortmund e in Nazionale. Una volta i vari Inzaghi, Vieri, Casiraghi e Signori giocavano molte più partite internazionali, nelle coppe le italiane arrivavano sempre in fondo, non si correvano grandi rischi a qualificarsi per Europei e Mondiali. Non andare in Russia è stato un grande danno".
C’è qualche talento su cui puntare?
"Sta esplodendo Bernardeschi, lo aspettavamo. E Insigne che Ancelotti prova centravanti non è più solo un’ala".
Può essere l’anno buono nelle coppe?
"La Champions, piaccia o no, riguarda solo la Juve. In Europa League vorrei vedere un’italiana almeno in finale".
Lei fu l’ultimo a vincerla, con il Parma nel ‘99.
"Pazzesco, sono passati quasi 20 anni. Non l’avrei mai pensato".
Come vede Ancelotti a Napoli?
"Bene: felice, tranquillo, sereno. La sua non è tanto una sfida tecnica, dopo aver sostituito Guardiola non gli trema certo la mano a sostituire Sarri, quanto psicologica: Napoli e il Napoli sono l’opposto di Milan, Chelsea, Real, Psg, Bayern. Non si è lasciato travolgere".
Mai stato vicino alla Juve?
"Nel 2000, quando Tanzi preferì cedermi alla Lazio, ma ai bianconeri non andò male visto che presero Trezeguet. E dopo Calciopoli mi cercò Cobolli Gigli però scelsi di restare all’Inter".
Il Parma ha iniziato bene: le farà piacere...
"Certo, ho fatto parte della risalita dalla C e dalla B, ho presentato i cinesi. Poi ho preferito farmi da parte. Fui uno degli ultimi a chiudere la porta dopo il fallimento, ora sento di aver saldato il debito verso la squadra e la città che mi accolsero".
Da un mese fa l’opinionista per Dazn: ha smesso di allenare? "La tv mi piace ma non ho smesso. Aspetto un progetto serio, ma in giro ne vedo pochi e non ho voglia di regalare prestigio a nessuno".