Covid, va male: ci difendiamo dal peggio. Genitori, vaccini e bambini: cosa dicono gli italiani
Sono due mesi che ha smesso di andar bene. Due mesi filati di lenta ma costante risalita del numero dei contagiati, degli ospedalizzati, dei ricoverati in terapia intensiva (il 74% dei quali non è vaccinato, nonostante la popolazione non vaccinata sia solo il 15% del totale), dei deceduti. Ieri 23 mila contagi e 129 morti e i positivi hanno varcato quota trecentomila. Tampone (per vaccinati) o quarantena (per non vaccinati) per chiunque arrivi in Italia da qualunque paese provenga. Elenco che si allunga ogni ora di eventi pubblici cancellati, inviti e preghiere alla massima prudenza nello stare insieme a Natale e Capodanno. L'Italia prova a difendersi dal peggio: i 78 mila contagi in 24 ore della Gran Bretagna, paese che prevede un milione di cittadini in quarantena a Natale, i 27 mila contagi ieri della Spagna, i 27 mila del Sudafrica (dove li contano molto al ribasso)...
Genitori, vaccini e bambini: sondaggio dice che.
L'ultimo sondaggio disponibile è quello pubblicato da La Stampa qualche giorno fa: 45,3 per cento dei genitori dice un chiaro sì al vaccino per i loro figli che hanno dai 5 agli 11 anni di età, 30, 9 per cento dice un netto no a vaccinarli, 24 per cento pronuncia un ni. Se sondaggio dovesse corrispondere a comportamenti reali, l'obiettivo indicato, quello di vaccinare il 50 per cento della popolazione in quella fascia d'età sarebbe abbastanza agevolmente raggiunto. Se...
L'erba voglio dei partiti. E di Cgil e Uil. Alla Legge di Bilancio da approvare entro il 31 dicembre i partiti vogliono aggiungere questa leggera (si fa per dire) lista. Via il tetto Isee oltre il quale niente 110 per cento di rimborso fiscale per le cosiddette villette (Super bonus). Super bonus per tutti lo vuole in particolare M5S. Letteralmente costi quel che costi (per inciso, ma non tanto, il conto delle fatture false o gonfiate è arrivato, per ora, a un miliardo di euro). Forza Italia e Lega fortemente vogliono rinvio dei pagamenti delle cartelle esattoriali, già c'è per quelle emesse nel 2021, ma vogliono sia esteso anche a quelle che saranno nel 2022. Lo stesso schieramento politico vuole chi, bar o ristorante, abbia prodotto dehors per servire all'esterno i clienti continui a non pagare nulla in termini di utilizzo del suolo pubblico. Il Pd vuole più Ape sociale, cioè più prepensionamenti. Sono poi talmente tante le cose che Cgil e Uil vogliono aggiungere che ci fanno oggi sopra anche uno sciopero generale. Vecchia e desueta frase di un linguaggio perduto diceva: l'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. Di erba voglio partiti e sindacati si nutrono. Avessero una vaga idea del giardino della realtà, un'occhiata alla Fed americana che annuncia fine prossima degli idranti di denaro pubblico e rialzo dei tassi per fine 2022...
Pensioni dei giornalisti.
Un lettore mi ha detto: dillo! Lo scrivo: i giornalisti avevano e hanno (non avranno più) pensioni generalmente di alto importo. Erano e sono tali per due motivi. Il primo: le retribuzioni e quindi i contributi previdenziali pagati erano simmetricamente alti. Il secondo: i meccanismi di calcolo e rivalutazione erano generosi più di quanto non fossero quelli generali (Inps). Ora non più: retribuzioni basse e poche assunzioni e sempre meno occupati nel settore. E quindi domani pensioni più basse attendono i giornalisti. L'Ente di previdenza della categoria e i giornalisti sono stati nel loro piccolo una parabola previdenziale del paese tutto: negli anni buoni hanno messo in piedi meccanismi e trattamenti alla lunga insostenibili ed hanno accettato e sollecitato una corsa a pensionarsi in fretta, all'insegna dell'avanti c'è posto sui pullman dei prepensionamenti. All'insegna del si imbarchi comodamente chi fa a tempo, fino ad avere un numero di pensionati sproporzionato rispetto ai lavoratori occupati e quindi ad avere una situazione finanziariamente insostenibile, fino a, di fatto, fallire. Fallimento di autoconsapevolezza, prima ancora che di bilanci. Poi hanno cominciato a chiamare libertà di stampa e di pensiero quelle che erano le loro aspettative previdenziali. Ma di questo sia consentito non dire.