Tony Vece
Covid-19, ma il vaccino scade?
Mentre il virus Covid-19 continuava a diffondersi e travolgere il mondo intero, i vaccini sembravano essere l’unica soluzione possibile. A distanza di quasi un anno da quando, a dicembre del 2020, in tutti i paesi è iniziata la somministrazione del vaccino, iniziano ad emergere i primi rapporti e studi riguardo la loro efficacia. Secondo dati provenienti da “Our World Data”, ad oggi sono circa 3 miliardi le persone nel mondo ad aver ricevuto la prima dose del vaccino, di cui poco più di 2 miliardi anche la seconda. L’Italia viaggia su numeri molto alti di persone potenzialmente immunizzate dal virus, il 72,4% della popolazione.
Questi dati sono confortanti, considerando che ad una buona parte della popolazione sia già stato somministrato il vaccino, tuttavia dati riguardanti la continuità di immunizzazione nel tempo, aprono spazio al dubbio che, in un futuro prossimo, potrà essere necessario dover effettuare diverse altre dosi di vaccino. Vediamo infatti come, secondo un nuovo studio in California pubblicato nel “New England Journal of Medicine”, mentre l’efficacia dei vaccini nei confronti della malattia sintomatica si aggira tra il 94% ed il 96%, diminuisce nel tempo del 65,5%. Ma i motivi delle attuali reinfezioni non sono solo legati alla diminuzione dell’efficacia del vaccino, ma anche alla diffusione di una nuova variante del virus, la variante Delta, e l’abolizione di misure restrittive, che non arginano più il propagarsi del virus.
In questo contesto, è però fondamentale sottolineare che lo scopo delle somministrazioni di vaccino non sia solo quello di non permettere il contagio, ma soprattutto di evitare che possano presentarsi sintomi gravi e che aumentino i casi di ospedalizzazione e decesso. Confortanti sono i dati provenienti da studi effettuati in Qatar, per cui, se da una lato il vaccino Pfizer ha avuto nella protezione dal virus un calo nel tempo del 50%, allo stesso tempo viene mantenuta l’efficacia contro la presenza di gravi sintomi e ricoveri. Traguardo non solo per l’Europa, da cui provengono i dati, ma per il mondo intero se, con i vaccini, il virus Covid-19 non sarà più letale, ma diventerà una comune influenza stagionale.
Questi dati sono confortanti, considerando che ad una buona parte della popolazione sia già stato somministrato il vaccino, tuttavia dati riguardanti la continuità di immunizzazione nel tempo, aprono spazio al dubbio che, in un futuro prossimo, potrà essere necessario dover effettuare diverse altre dosi di vaccino. Vediamo infatti come, secondo un nuovo studio in California pubblicato nel “New England Journal of Medicine”, mentre l’efficacia dei vaccini nei confronti della malattia sintomatica si aggira tra il 94% ed il 96%, diminuisce nel tempo del 65,5%. Ma i motivi delle attuali reinfezioni non sono solo legati alla diminuzione dell’efficacia del vaccino, ma anche alla diffusione di una nuova variante del virus, la variante Delta, e l’abolizione di misure restrittive, che non arginano più il propagarsi del virus.
In questo contesto, è però fondamentale sottolineare che lo scopo delle somministrazioni di vaccino non sia solo quello di non permettere il contagio, ma soprattutto di evitare che possano presentarsi sintomi gravi e che aumentino i casi di ospedalizzazione e decesso. Confortanti sono i dati provenienti da studi effettuati in Qatar, per cui, se da una lato il vaccino Pfizer ha avuto nella protezione dal virus un calo nel tempo del 50%, allo stesso tempo viene mantenuta l’efficacia contro la presenza di gravi sintomi e ricoveri. Traguardo non solo per l’Europa, da cui provengono i dati, ma per il mondo intero se, con i vaccini, il virus Covid-19 non sarà più letale, ma diventerà una comune influenza stagionale.