Covid-19, il mondo ha deriso l'esempio italiano ed ecco le conseguenze
Abbiamo quindi scoperto che i vigili di New York non hanno le mascherine tantomeno i cittadini francesi. Per non parlare dei respiratori insufficienti negli ospedali della “grande mela”. Santé Publique France ha ammesso con grande ritardo e non senza imbarazzo che negli ospizi e nelle case di cura francesi vi sono stati, alla data del 9 aprile, ben oltre 4000 decessi negli ospizi e nelle case di cura che si sono andati ad aggiungere agli 8.044 morti negli ospedali francesi.
Superfluo accennare alla imbarazzante gestione del virus da parte del Primo Ministro inglese Boris Johnson che dopo aver scommesso sull’immunità di gregge vede da un letto di ospedale il suo paese travolto da quasi 6000 nuovi casi giornalieri di contagi.
Gli olandesi poi (21.762 casi da Covid-19 e 2.396 decessi totali) denunciano un tasso di letalità dell’11% non lontano dal nostro attuale 12,7%, pur essendo partiti molto in ritardo rispetto a noi con l’epidemia. È fuor di dubbio che l’Italia abbia fatto degli errori. Inutile ricordarli. E’ giusto tuttavia riconoscere che l’Italia, di fatto, non è stata né più vulnerabile né più sprovveduta. E la sua popolazione si è dimostrata di gran lunga la più disciplinata nel sopportare i disagi del lockdown per oltre un mese.
La progressione dei decessi da un numero minimo significativo di partenza di circa 100 morti (giorno zero) rivela che l’Italia dopo 35 giorni è arrivata a 18.279 decessi (pomeriggio del 9 aprile).
La Spagna si è presto rivelata un caso ben più grave di quello italiano: dopo 27 giorni dai primi 100 decessi la Spagna è arrivata ad avere la sera dell’8 aprile 15.238 morti totali per Covid-19, cioè 2.083 morti più dell’Italia allo stesso stadio della pandemia. Dopo 25 giorni dai primi 100 decessi, la Francia aveva 12.210 morti, 619 più dell’Italia; gli Usa, secondo il Bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità, 12.740 morti, cioè oltre 4.500 morti più dell’Italia, la Gran Bretagna a sua volta 7.978 morti, cioè solo 187 meno dell’Italia allo stesso stadio. In definitiva, siamo tutti sulla stessa barca.
Solo la Germania sembra un caso a parte, con “appena” 2.017 morti dopo il “giorno zero”: quasi un terzo dei decessi della Spagna e degli Stati Uniti allo stesso stadio e la metà circa di quelli di Italia e Gran Bretagna. Sicuramente, il bilancio comparato definitivo dei decessi del coronavirus lo conosceremo solo quando i vari Istat dei diversi paesi ci diranno quanto è aumentata la mortalità totale (per tutte le cause) in ogni nazione nel primo semestre del 2020 rispetto al primo semestre del 2019. Solo allora si tireranno i conti dell’immane tragedia che ci ha colpito. Per il momento nessun può alzare il dito e insegnare qualcosa all’Italia. Nessuno tranne la Nuova Zelanda che ha quasi sconfitto del tutto il virus, facendolo non solo regredire ma anche scomparire.
Il 19 marzo, quando l'epidemia circolava nel nostro paese già da quasi un mese, il governo neozelandese ha chiuso completamente i propri confini. La premier Jacinda Ardern ha dato alla nazione due giorni di tempo per prepararsi a un mese di isolamento e ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale con soli 100 contagiati in tutta la Nuova Zelanda.
I risultati di quello che può essere chiamato lockdown preventivo non sono tardati ad arrivare: in un paese di 4.792 milioni di abitanti, i contagiati sono appena 1.210, con 12 persone ricoverate in ospedale e 4 i pazienti in terapia intensiva. Il tasso di mortalità della Nuova Zelanda è poi incredibile: al momento, è morta solo una donna di 70 anni affetta da altre patologie.