Coutinho: retroscena sull’addio all’Inter
PERCHE’ NON E’ ANDATA – Il mancato exploit di Coutinho all’Inter nasce da diversi fattori: su tutti, il rapporto chiuso con Rafa Benitez. Che crede nel suo talento, lo lancia nel 4-2-3-1 come prospetto su cui puntare sebbene giovanissimo e alla prima esperienza europea arrivato dal Vasco da Gama con le credenziali di un fenomeno che verrà. La fiducia non dura troppo, Coutinho va a alti (pochi) e bassi (molti), con Benitez non c’è dialogo; una delle mancanze più note al carattere dell’allenatore spagnolo. Philippe non lega con Rafa, anche nelle gestioni successive fatica a sentirsi valorizzato. Il prestito all’Espanyol lo mette il luce, allo stesso tempo lo ferisce perché Cou sente di meritare di più. Lo fa presente ai dirigenti, si cerca di tirarlo su: niente da fare, Philippe fa vedere cose buone ma passa più tempo fuori che in campo. Continuità, questa sconosciuta. E Coutinho si incupisce.
I RETROSCENA SULL’ADDIO – Dal momento in cui è volato al Liverpool, Coutinho è totalmente esploso: oggi costa più di 40 milioni, lo sondano le big di mezza Europa, ha solo 23 anni. Ma a volere il suo addio è stata la società ai piani più alti: quando è arrivato il fax da 13 milioni per Philippe, immediato il via libera. Anche per investire a lungo termine su Mateo Kovacic, soprattutto per coprire un’esigenza di bilancio con una plusvalenza da circa 10 milioni per il brasiliano. Sacrificato sull’altare dei costi, la pazienza questa sconosciuta: “Devo davvero andare via?”, quando glielo comunicano – all’inizio della trattativa – Coutinho quasi resta senza parole. E Piero Ausilio non sa come spiegargli che non dipende da lui, è una scelta fatta dalla società in comune accordo con un allenatore che non ha voluto sbattere la testa pur di farlo esplodere. Coutinho si intristisce, poi si arrabbia, quindi si carica: Liverpool è l’occasione della vita, chiede garanzie, “voglio giocare e dimostrare chi sono”. You’re welcome, la risposta migliore con una numero 10 pronta ad aspettarlo. L’Inter oggi quei 13 milioni li maledice quasi, Philippe è un rimpianto enorme: per Ausilio, più di tutti.