Così l’uragano 'Mani Pulite' spazzò via il Toro di Borsano
Il piccolo esercito di magistrati e di detective messo in piedi dalla procura di Milano si scatenò con una furia simile a quella di un uragano. La punta dell’iceberg era il Pio Albergo Trivulzio il cui responsabile, Maro Chiesa, venne individuato e smascherato come il punto di riferimento principale di tutta la malapolitica e della imprenditoria corrotta il cui sistema sciagurato si era incancrenito. Il “pool” agiva in profondità e non faceva sconti. Le carceri si riempirono, in molti si tolsero la vita per la vergogna come Raul Gardini, Bettino Craxi pagò per tutti i politici e andò a spegnersi lentamente in Tunisia. L’Italia costruita sul modello Milano da bere affogò strozzata dal suo stesso cocktail.
Anche il calcio, cioè una parte di esso, venne travolto e distrutto. Si chiamano danni collaterali e sono quelli che colpirono al cuore l’impero di Mauro Borsano presidente del Torino il quale, prendendo la squadra dalla Serie B e portandola quasi sulla vetta del Gotha, veniva osannato dalla tifoseria granata come l’uomo che avrebbe ridato al Toro la dignità e gli splendori antichi. In effetti la squadra guidata prima da Fascetti e poi da Mondonico macinava successi mai più sperati non solo in Italia ma anche in Europa dove venne “rapinata” della Coppa dall’Ajax. Giocatori di grande valore come Martin Vazquez, Scifo e soprattutto Lentini garantivano classe e solidità.
Borsano, purtroppo, era la nota stonata. Il suo era un impero di cartone dietro il quale c’erano l’amico Craxi, le mazzette, la concussione, la truffa e tutto ciò che Mani Pulite aveva portato a galla nel mare più ampio del Paese. Borsano in bancarotta fu costretto a lasciare ad un altro re travicello, il notaio cantautore Goveani, ma il bluff durò il tempo di un amen. E soltanto tanti anni dopo, con l’arrivo di Urbano Cairo, il Torino riuscì a recuperare almeno la faccia.