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    Cosa ho imparato discutendo su Twitter con un tifoso (su Milinkovic)

    Cosa ho imparato discutendo su Twitter con un tifoso (su Milinkovic)

    • Luca Capriotti
    L'altro giorno mi sono fermato (per più di qualche giorno, in realtà) a parlare su Twitter con un tifoso della Lazio. I toni inizialmente erano un po' accesi. In particolare non aveva sopportato l'espressione "big in disarmo", associata al prossimo mercato della Lazio, nell'ultimo editoriale Laziomania che avevo scritto. In realtà per big in disarmo non intendevo in disarmo perpetuo, ma giocatori di grande caratura che, per qualche motivo, sono rimasti ai margini del progetto tecnico delle rispettive squadre. Con una guida tecnica valida (Inzaghi), e una nuova centralità (con molte partite da titolare), un big in disarmo può di nuovo prendere il mare, e tornare quel che era. Leiva è l'esempio lampante. 

    Non sempre purtroppo le risposte del campo coincidono con le buone intenzioni iniziali (i big hanno dalla loro anche l'indubbio merito di portare esperienza, mentalità vincente, carisma): in casa Lazio ci sono stati esempi di evidenti errori di valutazioni, pur partendo da ottimi presupposti, l'ultimo dei quali risponde al nome di Luis Nani (ed è un vero peccato, perché il giocatore avrebbe potuto aiutare tanto la Lazio). 

    Il discorso poi è scivolato sull'unione di intenti che percorre i rapporti tra società e tifoseria organizzata. Che, tra parentesi, per me ha prodotto una stagione esaltante, per il tifoso in questione in realtà la risposta vera, di massa, è conseguenza, non causa, di prestazioni top. Ho capito una cosa: molti tifosi, per intenderci i molti presenti a Lazio-Inter, ancora non si sono del tutto disaffezionati a divano, telecomando, contestazioni o antichi rancori. A torto o ragione non dimenticano, e concordo col tifoso quando mi ha scritto (non cito, ma credo di aver individuato questo concetto) che ci sia un magma comunque sotto questa relazione rinnovata con la società che rischia sempre di tracimare, contaminare, avvelenare di nuovo i rapporti generali, alle prime avvisaglie di risultati così così. 

    A maggior ragione, in questo momento c'è una tiepida attesa nell'ambiente Lazio. La grossa delusione Champions è alle spalle, ma brucia, le competitor della Lazio hanno messo in atto una strategia di rinforzo immediato (sia la Roma sia l'Inter sono molto interventiste sul mercato). La Lazio, al di là di alcune priorità assolute (il difensore centrale, forse addirittura 2) si sta muovendo con attenzione chirurgica. Come di consueto per noi giornalisti andare dietro a Tare è seguire un predatore abilissimo a nascondere le tracce, sviare, circondarsi di persone fidatissime, che fanno trapelare poco o nulla, e sul silenzio basano tutto il loro lavoro. In questo silenzio, è chiaro che l'attesa rimane quella di una serie di offerte importanti che pioveranno a Formello a breve per Milinkovic (senza dimenticare Felipe). Alcuni tifosi hanno avuto da ridire sulla mia valutazione di Milinkovic (almeno 100 milioni), ma sono d'accordo con l'agente, Kezman. Il mercato autorizza la crescita esponenziale del prezzo del suo cartellino, che per ora fluttua tra i 150 e i 200 milioni (che sono quelli che vorrebbe Lotito. che di recente ha anche rilasciato dichiarazioni importanti, da uno che si sente in una situazione di forza sul mercato, come forse non succedeva da anni). 

    Per ora le offerte si aggirano attorno ai 100, ma non bastano. Altra cosa: sarebbe controproducente, ora, per la Lazio, imbastire tutta una serie di trattative senza sapere la sorte di Milinkovic. Con l'eventuale cessione (che non deve però arrivare in ritardo) anche il resto della campagna acquisti potrebbe avere un'improvvisa virata verso l'alto, verso picchi che per ora non sono raggiungibili (anche al netto di 50 milioni di budget, quelli che Lotito avrebbe destinato alla campagna acquisti). In definitiva ecco cosa ho imparato dal tifoso (che saluto): c'è un senso di accerchiamento, a mezzo stampa e poteri forti (arbitri compresi) che l'estate non ha allentato. C'è il timore, la sensazione che tutto questo idillio possa finire, e questo splendido giocattolo, questa Lazio meravigliosa possa rompersi. Con la complicità di una certa stampa, che secondo i tifosi spesso si schiera a prescindere contro o a favore, danneggiando comunque l'ambiente. E non è il ruolo di mediazione e informazione che dovrebbe avere la stampa, o almeno come la intendo io.

    Non c'è preclusione in assoluto alla cessione di Milinkovic, ma molto più che a peso d'oro. Anche perché campeggia anche un'altra sensazione: che la stampa abbia venduto già tutti i pezzi migliori della Lazio, e abbia in mente solo una serie di giocatori (buoni, per carità), ma nettamente inferiori a chi parte. Chiaro: i giornalisti stanno studiando e lavorando sul mercato di oggi, che vive senza la cessione monstre del serbo, seguendo le solite direttrici a cui, negli anni, la Lazio ha abituato gli addetti ai lavori. Ma una cessione così immensa, se dovesse avvenire, e l'anno appena passato, aggiungo io, in realtà autorizzano a pensare che qualcosa di unico possa accadere. Questo non me l'ha insegnato il tifoso. Lo aggiungo io, sperando di incontrarlo di nuovo su Twitter. Sperando di avere ragione. 

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