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Cosa farà Antonio Conte? Tre preferenze, e il Decreto Crescita
TRE PREFERENZE - L'idea dell'allenatore salentino è chiara, e non l'ha nascosta neanche a mezzo stampa. Vuole tornare in Italia, vuole stare vicino alla famiglia e agli affetti che hanno condizionato soprattutto il periodo dell'operazione. E la famiglia ha base in Italia, fra Milano e Torino e non è un caso che le tre preferenze che Conte ha in testa siano le tre big del nord, Juve, Inter e Milan in ordine non casuale. Alla Juve, ad esempio direbbe di si a prescindere da cifre e progetto. Il ritorno all'Inter potrebbe concretizzarsi per il rapporto con Marotta, ma da Zhang pretende garanzie diverse dal passato. E infine il Milan, di cui non a caso ha parlato benissimo in occasione del confronto in Champions, che però ha una progettualità molto simile a quella che sta abbandonando agli Spurs.
OSTACOLO DECRETO CRESCITA - Conte non guadagna poco. È ciò che tutti i tifosi contestano all'allenatore e c'è un dettaglio che non aiuta il suo ritorno in Serie A e che potrebbe anche spingerlo, magari, a rimanere fermo per un anno, o almeno per l'estate. Si tratta del decreto crescita che, ad esempio, l'Inter ha utilizzato in extremis per Romelu Lukaku. L'attaccante belga non aveva ancora completato un anno di permanenza in Inghilterra e non aveva quindi ancora spostato la residenza fiscale, Conte al contrario è in Inghilterra da quasi due anni e, di conseguenza, non può rientrare nei vecchi vantaggi.
DUE ANNI ALL'ESTERO - Quel quasi, inoltre, è elemento fondamentale anche per attivare un nuovo fascicolo fiscale. La firma con il Tottenham è arrivata ad ottobre inoltrato (2 novembre l'annuncio) e, di conseguenza, soltanto a fine ottobre scadranno i 2 anni di permanenza lontano dall'Italia Chi vorrà tesserare Antonio Conte in estate prima della scadenza fiscale, quindi, dovrà pagarlo al 100% dei contributi e di conseguenza, facendo un esempio pratico, per un ingaggio netto da non meno di 5 milioni di euro, al lordo costerebbe ai club 10 milioni annui e non 7.