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Cosa c'è dietro le parole di papà Higuain: le richieste del Pipita e il braccio di ferro con la Juve
GLI SCENARI – Il braccio di ferro continua. Far trapelare la volontà di non voler rientrare alla base, faceva parte di un piano che doveva portare o a un rinnovo o a una cessione immediata. Ma la Juve non può solo stare a guardare. Rinnovo solo alle proprie condizioni, che il clan Higuain conosce da mesi e respinge in blocco: non c'è apertura alla riduzione dell'ingaggio, né a un prolungamento che possa agevolare la cessione o condannarlo al ruolo di riserva. La Juve ha tanto bisogno del Pipita nell'eventuale fase finale della stagione, quanto la certezza di non voler più puntare su di lui in futuro. Cessione sì quindi, ma a un club che possa consentire ai bianconeri di limitare i danni dell'investimento che lo ha portato a Torino, magari attraverso uno scambio a una società che possa quantomeno pagare l'ingaggio di Higuain: né River Plate né Los Angeles Galaxy potrebbero accontentare le richieste della Juve, che rischierebbe così di realizzare minusvalenza e al tempo stesso di dover pagare una ricca buonuscita.
IL PASSO INDIETRO – Non se ne esce quindi, non nell'immediato. Di sicuro Higuain ha capito che disertare un eventuale raduno lo metterebbe dalla parte del torto, anche legalmente parlando. Meglio abbassare i toni, d'altronde il Pipita solo nella prossima stagione godrà di un ingaggio da 7,5 milioni netti più bonus e la parte di stipendio congelata con l'accordo tra lo spogliatoio e la dirigenza bianconera. Una risoluzione consensuale, potrebbe arrivare solo a bocce ferme e stagione conclusa, ma solo con la rinuncia da parte di Higuain di una cifra del tutto vicina al 100% di quanto gli spetterebbe l'anno prossimo: al lordo, circa 18 milioni di euro, proprio quanto registrerebbe la Juve di minusvalenza lasciandolo partire a parametro zero. Insomma, per uscire dall'empasse e andare avanti, era necessario un passo indietro: il primo, piccolo, si legge proprio nelle ultime parole di papà Higuain.