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Corte costituzionale sul cognome ai figli, un passo avanti verso l'uguaglianza di genere
Il caso è stato sollevato da una giovane famiglia lucana con tre figli, i primi registrati col cognome della madre e il terzo registrato automaticamente con il cognome del padre, poiché nato in seguito al matrimonio. I genitori avrebbero voluto registrare con il cognome materno anche il terzo figlio e si sono rivolti ai magistrati del tribunale di Lagonegro, che hanno però respinto la richiesta. La decisione viene impugnata davanti alla Corte di Appello di Potenza che il 12 novembre 2021 invia alla Consulta l’eccezione di costituzionalità.
Nel dare notizia della decisione, e in attesa della sentenza, la Corte Costituzionale ha considerato illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente soltanto il cognome del padre con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Scelta fatta a seguito di una sentenza che la Corte ha ritenuto discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio e ha precisato che “nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”. Una decisione assunta perché le regole attuali violano gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Oggi cade dunque l’articolo 262 del codice civile. Che detta le regole per il cognome da assegnare al figlio nato fuori del matrimonio. E recita così: “Il figlio assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori il figlio assume il cognome del padre”. Il padre, dunque, e solo lui. Ma oggi tutto questo finisce. Uomini e donne sono esattamente sullo stesso piano. Senza le gerarchie obbligatorie che finora hanno, in base alle leggi e ai codici, assegnato la primazia al cognome del padre.