Corradi:| 'All'estero senza visita medica'
Intervistato ai microfoni di RTL 102.5 all’interno di “Password” con Nicoletta Deponti e Gabriele Parpiglia, Bernardo Corradi, attaccante del Montréal Impact ed ex compagno di squadra di Piermario Morosini all’Udinese, si è così espresso sulla tragica morte del calciatore del Livorno:
"Ho saputo della cosa tramite un compagno di squadra, mi sono messo su internet sperando in un’evoluzione migliore della situazione poi purtroppo la brutta notizia è arrivata. Credo che la decisione di non giocare sia stata la migliore che potessero prendere. So che c’è stata una risonanza particolare anche all’estero e alcune squadre hanno giocato con il lutto al braccio, hanno fatto il minuto di raccoglimento, credo sia stato un bel gesto".
Sul senso di sospendere il campionato:
"Io ho giocato in diversi campionati e posso dire che in Italia siamo all’avanguardia per quanto riguarda la prevenzione e il controllo medico. Le tragedie successe a Mario e a Bovolenta sono cose che lasciano di stucco. Quando inizi a far parte della prima squadra ti sottopongono a controlli continui durante tutto l’anno, quindi non riesci a capire come possa succedere. Se questo potesse dare il là a controlli sempre maggiori ben vengano. Io son venuto qua e non sono stato sottoposto a nessun tipo di controllo e di visita, ho firmato un contratto e ho giocato, e la stessa cosa mi è successa in Inghilterra. In America ti fanno due controlli antidoping all’anno, in Italia vengono controllati due giocatori per squadra ogni partita.Sulle dichiarazioni del capitano dell’Udinese Antonio Di Natale circa il numero eccessivo di partite che si giocano in una stagione: "Credo che essendo stato Mario parte importante dell’Udinese tutti noi che lo abbiamo conosciuto siamo sotto shock quindi magari questo è il motivo delle sue parole. Sessanta partite non sono certamente poche, anche perché il calcio è cambiato nei ritmi, ma anche nella preparazione fisica. Sinceramente parlare di eccessi nella preparazione delle partite ha poco a che vedere con quello che è successo. Quello che mi auguro è che l’aiuto alla famiglia di Mario ci sia veramente, al di là delle belle parole spese da tutti, e che fra 10-15 giorni non ci si dimentichi di tutto. Spero che il nome di Mario possa vivere magari anche attraverso una fondazione che aiuti i familiari di questi atleti che hanno avuto delle problematiche di questo tipo, mi viene da pensare anche alla famiglia di Bovolenta".