Coronavirus, un corriere a CM: 'Non ci sentiamo tutelati. Consegno vestiti e scarpe, non beni di prima necessità. No allo shopping compulsivo'
Poi continua: "Non riesco a capire come lo Stato non abbia fermato la nostra categoria. Noi non portiamo beni di prima necessità, non portiamo medicinali, non portiamo cibo. Passo la giornata a consegnare pacchi di vestiti o di scarpe dei principali brand internazionali (che con i punti vendita chiusi hanno incentivato lo shopping online). Niente di essenziale. A noi corrieri non sta molto bene. Non ci sentiamo tutelati. E' vero che abbiamo le mascherine e i guanti, che ci vengono forniti dall'azienda, ma con tutte le consegne che facciamo spesso si rompono. E con i bar chiusi non possiamo neanche lavarci le mani con frequenza".
Poi un appello: "Torniamo a casa con la paura. Chi come me ha dei figli o chi torna da genitori anziani, ha l'ansia di mettere a rischio la vita dei suoi cari. In questo momento non posso stare a casa, non posso mettere in difficoltà un mio collega che vive con le mie stesse angosce. Devo andare a lavorare. Dopo aver letto questa intervista spero che la gente si metta una mano sul cuore e capisca: no allo shopping compulsivo".