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    VIDEO Cordoba: 'All'Inter una forza strana ci impediva di vincere, poi abbiamo capito'

    VIDEO Cordoba: 'All'Inter una forza strana ci impediva di vincere, poi abbiamo capito'

    Alla presentazione del libro “Combattere da uomo”, Ivan Cordoba, ex difensore dell'Inter, ha toccato diversi temi e snocciolato aneddoti interessanti

    “Nel calcio basta poco per capire quando un avversario simula o quando è violento, se è leale o se è sleale. Dipende da come impari il calcio quando sei piccolo. Se trovi un attaccante che da botte devi darle anche tu, così magari si sposta da un’altra parte. Poi ce ne sono alcuni che invece si elettrizzano ancora di più quando ricevono colpi, tipo Ibrahimovic. Lui sa di essere forte e quando lo prendono di mira è bravo nel far sparire la palla e scappare. É il suo modo per dire: «se tu dai botte, io non te la faccio vedere». Io a volte mi lascio andare in alcune esternazioni e ad esempio dico che gli arbitri, prima di diventare tali, è necessario che giochino a calcio, solo così potrebbero capire quando un giocatore simula o meno.

    QUELLE VOLTE CON TOTTI E INZAGHI -"Ci sono calciatori che si buttano a terra prima ancora che li tocchi, alcuni di questi mi hanno fatto arrabbiare moltissimo. Il calcio è agonismo e sudore, a volte anche sangue. Lo devi vivere e non puoi pensare che nessuno ti tocchi, altrimenti vai a giocare con le bambole di tua sorella. Credo di aver detto qualcosa di simile anche ad Inzaghi e Totti, ma al di là di questo ci tengo a sottolineare che stiamo parlando di grandissimi campioni. Per uno furbo come era Inzaghi ci vuole una botta ogni tanto".

    IL CASO TOTTI-SPALLETTI - Per quanto riguarda Totti ed il suo momento attuale posso dire nell’ultima partita ha dimostrato ciò che è: uno che entra anche a 10 minuti dalla fine e fa gol. Sono sicuro che lui si renda conto dell’eta, ma tutto dipende da come viene gestita la situazione con la società. Ma il fatto che entri e tiri fuori la squadra dai guai è per lui motivo di grande soddisfazione.
     
    IL NIDO DEI SUCCESSI - "Ci siamo riuniti nella cueva, una sorta del gruppo dentro il gruppo e da lì abbiamo iniziato a dare tutto. Tutti davamo di più, ma c’era qualche forza strana che non faceva andare bene le cose, poi nel tempo abbiamo tutti scoperto di cosa si trattava. Ricordo serata molto intense, riunioni, ritiri per capire la strada giusta da intraprendere. Credo che l’anima che la squadra si è portata dietro negli anni venisse da lì. Mi tornano in mente le immagini dei vari trionfi, della Champions, tutto veniva da lì, dalla cueva. Io venivo dalla Colombia e ricordo che quando vinsi la Coppa Italia fu per me come una Champions".
     
     

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