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    Cordaz: 'Interista dentro, mi sento di Crotone. Mito Zenga, Recoba...'

    Cordaz: 'Interista dentro, mi sento di Crotone. Mito Zenga, Recoba...'

    Il portiere del Crotone, Alex Cordaz ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport in vista della sfida di stasera a San Siro con l'Inter: "Zenga è sempre stato il mio mito. Quando è arrivato qui gli ho detto 'Mister ma stai scherzando? Avevo il tuo poster in camera da ragazzino a Cordignano in Veneto, dove sono cresciuto in una famiglia interista (mamma l'abbiamo fatta diventare, tifava Juve) con papà Livio, ex portiere, e ora ti ritrovo come mio allenatore?'. E’ stato bello e ora remiamo tutti insieme per salvare ancora il Crotone. E’ dura, eh". 

    "A 16 anni, nel 1999, l'Inter mi portò ad Appiano. Avevo gli occhi a cuoricino. Tutto era grande, strano, bello. Mi sembrava di essere capitato in una famiglia. Recoba mi ha rotto il polso con un sinistro dei suoi, ormai fa parte dei ricordi. Mi arrivò una pallonata da vicino e il polso fece crac. Poi ebbi qualche problema con le operazioni e persi quasi un anno". 

    "Poi ho fatto fatica, tanta fatica. La mia vita è stata tutta una risalita. Sono sempre ripartito da zero. Ma Stefano Marchetti, ds del Cittadella, ci ha creduto. E Cittadella è uno spot per il calcio. Ti insegna a stare al mondo nel mondo del calcio. Mi sono trovato da Dio. A Crotone devo il resto. E oggi posso definirmi un crotonese. Uno del nord, veneto vero, che parla in dialetto come può trovarsi nel profondo sud? Benissimo. E vedo delle similitudini con Cittadella. A Crotone ho fatto nascere Beatrice e Santiago, ho rinnovato fino al 2020 (il procuratore è Francesco Romano che lo ha preso con una stretta di mano a Conegliano). Con Ursino, i Vrenna e il segretario Emanuele Roberto c’è stima vera. I nostri risultati sono figli di questa sintonia, un legame di cui vado fiero. Qui c’è amore per il calcio, come a Cittadella, c’è calore, ti fanno sentire importante e per un calciatore è il massimo. Ci siamo presi per mano e, da penultimi in B, siamo in A. Qui ti leghi se metti l’anima in quello che fai. Abbiamo creato un gruppo operaio che bada al sodo. Ragazzi umili, alcuni sono amici veri, come l’altro portiere Marcone Festa, Barberis, Stoian". 

    "Ho già passato i 35 anni, voglio giocare finché sto bene. Ho un segreto: Roberto Maragliano, il mio fisioterapista, che ho conosciuto a Lugano. Quando ho bisogno mi raggiunge a Crotone. E poi mi sento un ragazzino. Mi piace talmente tanto quello che faccio che non mi pongo limiti. Mi diverto tanto a fare il torello con quelli che hanno 15 anni in meno di me. La passione è tutto. Non ho più sentito Nicola, è un tipo schivo. Ma il rapporto è stato fantastico, completo, me lo porterò dietro sempre. Dopo la salvezza mi sono fatto i capelli color biondo platino perché Canizares mi è sempre piaciuto tanto. Quando ero all’Inter Castellini mi diceva di farmeli neri. Lo sento ancora. Non so perché l’ho fatto, sono un po’ così. Ho anche 30 tatuaggi sparsi. Ho tatuato i nomi dei figli e pure Mario Kart". 

    "Inter senza Icardi? C’è Eder. Fondamentale è stare concentrati e tenere la testa bassa. I miei? Papà è stato operato al ginocchio, mamma a una spalla. Non ce la fanno". 

    "Nel maggio 2006 ebbi un incidente in auto in Sicilia in cui morì la mia ragazza e per il quale fui condannato a 4 anni. E’ una ferita aperta e lo sarà sempre. Sono cose che non superi e non sarà mai sanabile. Ora ho una bella famiglia: mia moglie Ambra che è del mio paese, Beatrice di due anni e Santiago di uno. Mi fanno dormire poco, ma sono vitali". 

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