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    Coppa Italia: Samp-Genoa, un derby buono come il pesto senz'aglio

    Coppa Italia: Samp-Genoa, un derby buono come il pesto senz'aglio

    • Marco Tripodi
    C'era una volta la Coppa Italia. Un trofeo prestigioso, nel quale molti club, anche non di primissima fascia, potevano ritagliarsi un momento di gloria oppure consolarsi dalle delusioni del campionato. Oggi quella competizione non esiste più. Almeno moralmente. Nonostante venga disputata regolarmente ogni anno, garantendo una vetrina sempre più ristretta a quasi ottanta club nostrani, sembra che la sua organizzazione vada avanti più per inerzia per che un reale valore sportivo, relegata soprattutto nelle fasi iniziali al rango di torneo minore, poco più importante di un qualunque triangolare estivo. Ma mentre questi ultimi portano soldi e condizione atletica, la coppetta tricolore è sempre più vista come un evitabile fastidio da molti addetti ai lavori. Vuoi per una formula che ne ha mortificato il già scarso prestigio di cui godeva ultimamente, vuoi per un divario tra grandi, medie e piccole squadre che vede sorridere sempre le prime, oggi il secondo trofeo nazionale appare un impiccio di cui in molti farebbero volentieri a meno.

    INSAPIDITA' - Un destino immeritato per una competizione che altrove ha ben altra rilevanza e che invece nel Belpaese non riesce ad accendere la passione neppure quando propone sfide all'apparenza molto intriganti. Come il derby tra Sampdoria e Genoa, in programma giovedì pomeriggio a Marassi. In un momento in cui il calcio rossoblucerchiato non se la passa proprio benissimo (per usare un eufemismo), la stracittadina numero 122, la tredicesima in Coppa, ha lo stesso sapore di un pesto senza aglio. Un piatto insipido, che tradisce se stesso surrogando la tradizione che porta dentro da secoli, ma che in mancanza di pietanze alternative si mangia ugualmente seppur controvoglia.

    FESTA MESTA - A rendere ancora più triste l'atmosfera di una festa che non potrà essere tale, condizionata dall'umore nero che affligge entrambe le anime calcistiche della Superbaper la terza volta di fila Genoa e Samp dovranno sfidarsi senza la cornice che rende epiche le loro battaglie. Uno stadio vuoto per un trofeo svuotato. Basterebbe questo per preferire una passeggiata in Corso Italia ad ammirare gli splendidi tramonti autunnali al sintonizzarsi su una gara collocata oltretutto ad un orario improbabile, le 5 del pomeriggio. Ma in tempi di pandemia forse è più sicuro starsene sul divano che scendere sul lungomare, pur con l'animo combattuto. 

    DILEMMA AMLETICO - Pur non valendo nulla, o poco di più, perdere il derby significherà comunque subire l'inesorabile sfottò del cugino. Ma anche vincerlo non sembra essere quella grande gioia. Chi passerà il turno dovrà sopportare il fardello di un'ulteriore distrazione dal campionato, peraltro con la prospettiva di terminare il proprio cammino già al prossimo gradino. Ad attendere la vincitrice della stracittadina agli ottavi di finale ci sarà infatti la Juventus. Avversario che non lascia spazio ai sogni di gloria, anzi caso mai prelude al rischio di un'evitabile figuraccia. Insomma, per una volta, il confine umorale che separa la vittoria dalla sconfitta sarà più sottile che mai.

    E allora mangiamoci 'sto pesto senz'aglio. Ma non chiedeteci di farcelo piacere.
     

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