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Riparte la Libertadores: dalla Lazio alla Juve, gli occhi della A in una coppa che pensa alla passione e non ai soldi
I TALENTI DA SEGUIRE PER LE ITALIANE - Questa edizione in particolare sarà piena di talento: dalle ex stelle del calcio europeo tornate in patria per conquistare il trofeo più ambito – oltre al solito Tevez ci saranno anche Hulk, Taison, Miranda e Dani Alves – ai numerosissimi talenti in rampa di lancio. Alcuni di questi interessano anche il mercato italiano.
Kaio Jorge, Santos - La stella più luminosa di tutte è destinata ad essere quella di Kaio Jorge, attaccante classe 2002 del Santos che già lo scorso anno aveva brillato ed ora cerca la consacrazione.Si tratta di un attaccante di manovra, forte fisicamente (è alto 1.82) e molto tecnico, non particolarmente prolifico ma dai colpi improvvisi e sbalorditivi, tipici del grande fuoriclasse. Il suo contratto in scadenza nel 2021 lo rende un’occasione di mercato imperdibile. Infatti, si sono già mossi molti club per convincerlo a firmare, fra cui Juventus, Milan, Napoli e Roma.
Gabriel Menino, Palmeiras - È stato protagonista assoluto del trionfo del Verdão lo scorso anno ed ora, a ventun anni è pronto per il grande salto in Europa. È un centrocampista moderno, di grandi qualità tecniche ma anche di enorme sostanza. Juventus, Chelsea, Tottenham ed Atlético Madrid gli hanno già messo gli occhi addosso.
Rafael Santos Borré, River Plate – Dopo l’esperienza fallimentare in Europa con il Villarreal è tornato in Sudamerica, al River, con il quale ha vinto la Libertadores 2019 da protagonista assoluto. Non ha un gran fisico ma è un ottimo finalizzatore, dotato di buona tecnica e grande fame agonistica e può giocare sia da centravanti che da seconda punta o esterno d’attacco. Il suo contratto scadrà a giugno ed il venticinquenne colombiano ha rifiutato il Grêmio perché vuole tornare a misurarsi con il calcio europeo. La Lazio è seriamente interessata al suo acquisto e dovrà battere la concorrenza del Porto.
Thiago Almada, Vélez – Lo scorso anno è stato il grande protagonista della cavalcata che ha riportato il Vélez a giocare una Copa Libertadores. Il suo ruolo naturale è il trequartista ma può giocare anche da seconda punta o su entrambe le fasce. A vent’anni è già considerato uno dei talenti più cristallini del calcio argentino e da mesi l’Inter lo sta seguendo ma non ha ancora potuto affondare il colpo a causa dei noti problemi societari.
DOVE CONTA SOLO IL CALCIO - Mentre l’Europa calcistica viene massacrata dalla più classica delle guerre fra ricchi, in Sudamerica sta per iniziare la sessantaduesima edizione della Copa Libertadores. La più importante competizione del continente nacque nel 1960 con il nome di Copa de Campeones e solo cinque anni più tardi venne rinominata Libertadores, in onore agli eroi dell’indipendenza dei paesi dell’America Latina. Inizialmente, proprio come la nostra Coppa dei Campioni, veniva disputata da chi vinceva i rispettivi campionati nazionali, per poi, con gli anni, arrivare al formato attuale a 32 squadre suddivise in 8 gironi. Oggi, le partite non sono particolarmente spettacolari dal punto di vista tecnico e tattico, ma sono molto intense ed apprezzabili per l’agonismo messo in campo dalle squadre. In certi casi poi, saltano tutti gli schemi e si trasformano in vere e proprie corride.
La parte più affascinante è però il modo in cui i tifosi vivono questa competizione, che è poi il modo in cui vivono il calcio in generale ed anche la vita stessa: in maniera estremamente focosa, passionale e del tutto irrazionale. L’atmosfera a cui danno vita con le loro torcidas è mozzafiato e non mancano le storie di follia pura in occasione delle partite più sentite, come quando i tifosi del Boca costrinsero uno sciamano ad assistere alla semifinale del 2019 contro il River. In Sudamerica, infine, il calcio sembra rimasto ad un’epoca antica, quella in cui non sono i soldi a comandare. Un dato impressionante in questo senso è quello dei ricavi dei club che partecipano alla fase a gironi: 1 milione di dollari, una cifra nulla in confronto ai 15 milioni della Champions League e persino imbarazzante rispetto a quelle di cui si parla per la Superlega. In Sudamerica si parla poco di diritti tv, procuratori, sponsorizzazioni, marketing. Per loro conta solo ed esclusivamente il calcio, o meglio il fútbol, nient’altro.