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Contratti brevi e nuove formule, ecco come cambia il mercato post Covid: Calhanoglu apripista
LA VIA DEL PRESTITO - Come riuscirci? Una strada che stanno percorrendo diverse società è quella del prestito magari con un riscatto leggermente superiore a quello che è il valore effettivo al momento della conclusione dell’affare. In Italia veniva spesso vista come mossa improvvisata, una sorta di jolly d'emergenza per scavalcare problemi economici o per tamponare ruoli scoperti senza potersi permettere investimenti di peso. E, invece, nell’economia del calcio post Covid fa rima con investimento calibrato: si riducono i rischi di incidere sul bilancio in modo aggressivo e si ha la possibilità di valutarne i benefici prima del bonifico finale. L’esempio lampante è quello del Milan: a gennaio ha preso con questa formula sia Meite che Tomori. Il primo non ha convinto del tutto ed è tornato al Torino, il secondo ha avuto un impatto talmente tanto positivo da giustificare un esborso di ben 28 milioni di euro. Gli acquisti di Piatek e Paqueta pagati cash sembrano un lontanissimo ricordo.
CONTRATTI BREVI - Un’altra novità, rispetto a quelle che erano le abitudini dei club italiani, è quella dei contratti brevi. Il caso di Calhanoglu all’Inter è emblematico in tal senso: nonostante non sia costato praticamente nulla di cartellino, il trequartista turco si è legato al club nerazzurro con un accordo triennale. Lo stesso è successo con Memphis Depay che ha firmato un contratto biennale con il Barcellona. Questo cambio di direzione è ascrivibile alla nuova attenzione massima ai bilanci e ai rischi sugli investimenti. Il calciomercato sta cambiando radicalmente, la rivoluzione è oggi.