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Juvemania. Conte vuol fare il manager. Ma alla Juve l'allenatore di solito è un 'impiegato'
Conferenza dopo conferenza, Antonio Conte raffina sempre più il suo pensiero sul suo rapporto con la Juventus e sulla sua idea di Juve. E si avvicina sempre di più al suo vero obiettivo, in attesa di prendere la decisione finale sul suo futuro professionale.
E il vero obiettivo, giorno dopo giorno, è sempre più evidente: la società Juventus. E la presa di una certa quota di 'potere' all'interno della società stessa.
Nella conferenza stampa di sabato sera, dopo la festa che ha fatto seguito a Juventus-Cagliari, Conte ha sì ribadito di avere "un grandissimo rapporto con il presidente Andrea Agnelli", che lo ha "supportato in questi due anni assieme a Marotta e a Paratici", ma ha anche mandato messaggi chiarissimi allo stesso Agnelli, alla coppia Marotta-Paratici, e anche a John Elkann, che della Juve controlla la cassa.
Il messaggio fondamentale è questo: "Dovremo valutare se tutti abbiamo ancora fame di vittoria. Questo sarà ancora più importante del mercato. Dopo due anni in cui si vince, magari qualcuno inizia ad avere meno fame. Questo non deve accadere all'ambiente in primis, non deve accadere ai tifosi, non deve accadere alla società, a me, allo staff tecnico, ai calciatori".
"Se qualcuno pensa che io mi accontenti di questi due scudetti, si sbaglia, perchè io sarò ancora più feroce e voglio gente feroce al mio fianco - aggiunge Conte -. Non sto parlando solo di mercato. Io devo capire se hanno capito tutti, chiaro? Questo è molto importante. Io voglio gente che deve arrivare come il primo giorno, che siano calciatori, staff tecnico, tutti, magazzinieri".
Più chiaro di così. Chi dà adito a Conte di pensare che qualcuno non abbia ancora capito questo messaggio? Non certo i calciatori, che devono sì avere ancora fame di vincere, come tutti, ma sui quali il tecnico ha un completo e quotidiano controllo. A parte l'ambiente e i tifosi, non resta che un bersaglio quindi: la società.
Sempre nella conferenza di sabato sera, alla domanda: "Ci può dare una data certa, quando dirà resto o vado?", Conte ha risposto: "Non devo scioglierla io la riserva". Chi, allora, deve scioglierla? La risposta è ancora la stessa: la società. Perché, conclude Conte: "E' questione di capire se ci sono tutte queste cose. Se ci sono tutte queste cose allora si continua. Se mi dovessi accorgere che latita qualcosa, sarebbe dura poi andare in battaglia".
L'obiettivo di Conte dunque è la società e la domanda, dal punto di vista del tecnico, è legittima: la Juventus ha ancora la stessa fame di vincere del suo allenatore, ed è disposta a dargli credito e a seguirlo, facendo anche un grande mercato e facendo partecipare attivamente il tecnico alle scelte di mercato?
Questa è la domanda di Conte. Dall'esterno, invece, la domanda da fare alla società bianconera è un'altra: è giusto che un club come la Juventus si faccia dettare l'agenda dal suo allenatore? O dovrebbe essere il contrario?
In Inghilterra, dove un giorno Conte sogna di lavorare, e dove ha annunciato il suo ritiro dalla panchina quell'Alex Ferguson che Conte ha definito "il top dei manager", è l'allenatore-manager a fare il mercato. In Italia invece non è così. E alla Juventus, in particolare, da Boniperti all'era della triade Moggi-Giraudo-Bettega, gli allenatori, compresi Trapattoni, Lippi e Capello, sono sempre stati degli 'impiegati/funzionari' del club, mai dei manager. Sul mercato, ad esempio, non hanno mai avuto molta voce in capitolo (Capello, auspicando e ottenendo l'arrivo di Ibrahimovic nel 2004, è stato quello che maggiormente si è avvicinato ad avere un minimo potere decisionale sulla campagna acquisti).
Ora, invece, la Juventus si trova in casa un bravissimo allenatore che, dopo aver portato la squadra da due settimi posti a due scudetti, vuole diventare un manager. Un giorno sogna di farlo in Premier, ma già da oggi vorrebbe poterlo fare in bianconero. Tocca ad Agnelli e ad Elkann, ora, sciogliere la riserva: Conte manager (con conseguente minor peso sul mercato da parte di Marotta e Paratici) o Conte via. Nel secondo caso, una risposta su come potrebbe essere il futuro della Juve l'ha data proprio Conte, sempre sabato sera: "La Juve ha una grande struttura, ha grandi dirigenti, può continuare a vincere anche senza Conte, perchè la Juve non è Conte".