AFP/Getty Images
Conte mercenario, Pellé bestione, De Rossi bollito: ed ora tutti fenomeni!
Sono bastati 95 minuti per sovvertire mesi di derisione e di lapidazione. Oggi Pellè è inseguito dal Milan, Conte ha “fatto un grande lavoro” (Alessandro Bocci) e addirittura dopo “aver già fatto un po’ di storia, ha trasformato il calcio vetusto dell’ Italia in tecnologia” (Mario Sconcerti); Bonucci, certo da non scoprire ora dopo i 5 campionati in costante travolgente crescita, ha oscurato Beckenbauer, ed è “diventato come Pirlo.”
E invece Bonucci non è Pirlo, anche se è difficile vedere un difensore di vaglia con le sue doti da playmaker, De Rossi non è mai stato bollito e Pellé non è Ibrahimovic. L’Italia non era una squadra di brocchi prima e non è “una squadra fortissimi, fatta di gente fantastici” alla Checco Zalone oggi. E, per converso, Hazard, Courtois, Nainggolan, Mertens, De Bruyne restano fior di giocatori
Più che la nascita di un nuovo calcio “tecnologico” italiano, che stentiamo a capire, ha giovato proprio il clima di sfiducia capace di generare se non rabbia orgoglio e permettere di lavorare da sfavoriti, senza alcuna pressione.
Ora, di colpo, è bastata una prima inaspettata bella partita per diventare favoriti e trasformare quelli che erano degli “onesti gregari, con una o due eccezioni” in fenomeni. Ecco il pericolo: la lode che imbroda, il trionfalismo che acceca.
Conte ha già reagito ottimamente: come Ulisse con le sirene si è tappato le orecchie e ha detto: “Ricordiamoci che al Mondiale con l’Inghilterra vincemmo la prima, poi uscimmo.”
Ecco, appunto, è stato bellissimo, ma la strada è lunga, anche se, come dice un proverbio cinese: “Un lungo viaggio comincia sempre da un primo passo.”