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    Conte cripto-difensivista: con il 3-5-2 in Europa non vince nessuno

    Conte cripto-difensivista: con il 3-5-2 in Europa non vince nessuno

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    In Europa e nel mondo nessuna delle squadre che vincono o giocano un calcio di iniziativa schierano tre difensori, cinque centrocampisti e due punte. In pratica non hanno come sistema di gioco il 3-5-2, il modulo che Antonio Conte ha eletto a sua pietra filosofosale. In Italia si parla poco dei sistemi di gioco perché poco li si conosce. Anzi c’è una tendenza, sempre più diffusa, a non parlarne affatto.

    I tradizionalisti affermano sprezzanti che si tratta solo di numeri e che i numeri vanno bene per il gioco del lotto e non per il calcio. Altri critici, già più evoluti, antepongono i princìpi di gioco ai moduli, quasi che questi ultimi rappresentassero una riduzione o una semplificazione un po’ rozza della tattica.

    Ma il calcio, anche se nessuno marca più a uomo o si presenta con il libero in difesa, resta un gioco di contrapposizioni e proprio di recente su La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha spiegato in maniera aritmetica che giocare con il 3-5-2 significa rinunciare ad un uomo. Queste le sue eloquenti parole a proposito della finale di Europa League vinta dal Siviglia: “L’Inter ha giocato con tre difensori preposti quasi esclusivamente alla fase difensiva, come è nella consuetudine della nostra storia. Il Siviglia aveva solo due difensori, in questo modo si trovava un uomo in più nel gioco (…). Il Siviglia ha giocato con due difensori centrali, due terzini che in realtà erano due ali, tre centrocampisti che si sono alternati cambiando spesso posizione e tre attaccanti di cui due molto mobili”.

    Sull’esattezza dell’analisi di Sacchi non si possono nutrire dubbi. A maggior ragione se ci ricordiamo cosa facciano certi allenatori che giocano a tre quando devono recuperare uno o più gol. Difesa a quattro, con due esterni che spingono molto (“ali” per l’appunto) e il rischio di contrapporsi a sistema puro in mezzo. Che cosa significa a sistema puro? Significa che i due difensori centrali accettano l’uno contro uno delle punte avversarie. Anche in questo caso si recupera un uomo e lo si mette o dietro gli attaccanti o a fare la terza punta. Stabilita la congruità del ragionamento, ne consegue che Conte gioca un calcio poco europeo e, nella sostanza, ancora sparagnino. Del resto una ragione deve pur esserci se un allenatore da tutti ritenuto preparato, capace e carismatico non ha ancora conquistato un trofeo europeo. L’esserci arrivato vicino, ormai una settimana fa, costituisce un’aggravante. Sia perché, comunque, si trattava dell’Europa League, lo coppa di scorta del continente, nella quale l’Inter aveva trovato spazio dopo la retrocessione dalla Champions League. Sia perché, come spiegato nella presentazione di quella partita, l’Inter ha una rosa più vasta e più fornita rispetto al Siviglia.

    Basta quella sconfitta per bocciare Conte? Naturalmente no, ma certo se un allenatore come lui vuole lasciare una traccia nel calcio, deve migliorare - oltre ai comportamenti - anche lo stile di gioco. Conte non è un vetero-italianista, ma un cripto- difensivista che sposa poco la manovra e molto la ripartenza, altrimenti detta contropiede. Anche se è più difficile, vincere si può anche in questo modo. Ma per Conte - che ha rinnegato la Juve scegliendo l’Inter - vincere non è l’unica cosa che conta. Almeno credo. Se così non fosse, sarebbe un allenatore qualunque. Uno che passa. Non uno che resta.

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