
Console a CM: “Io diplomato UEFA A in Repubblica Ceca: le barriere linguistiche, il corso con Repka, l’Inter Academy e il professionismo”
Il cuore diviso in due, un’unica grande passione ad unirlo, quella per il calcio. Italiano di nascita e ceco d’adozione, il barese Antonio Console ha raggiunto pochi mesi fa un traguardo sensazionale: la certificazione di allenatore UEFA A in Repubblica Ceca, al termine di un percorso di circa dieci mesi tra lezioni in aula e pratica sul campo in lingua ceca. Una sfida ad altissimo coefficiente di difficoltà che il classe 1989 ha superato a pieni voti. Un obiettivo raggiunto che rappresenta un punto d’arrivo importante ma sopratutto un nuovo punto di partenza per il quasi 35enne, che vanta una lunga esperienza nel mondo del calcio e che dal 2014 ha messo le radici tra Boemia e Moravia, dove ha allenato per molti anni nella storica società del Dukla Praga, passando per Sigma Olomouc e allenando anche nella Inter Academy Czech Republic, prima di intraprendere un nuova sfida e accettare di essere parte integrante del progetto del Prostejov, società che milita in seconda divisione ceca.
Quando e come hai iniziato il tuo percorso come allenatore?
“Ho iniziato nel 2013, con una scuola calcio che avevamo avviato a Bari, Atletico Bari, insieme a mio padre, attiva ancora tutt’oggi. Ero appena tornato dalla Repubblica Ceca e il progetto della scuola calcio è stato uno dei motivi del mio rientro. In quell’anno ho conseguito la licenza UEFA B e poi, poco dopo, sono ritornato in Repubblica Ceca dopo aver accettato una proposta della Dukla Praga. Lì ho allenato per cinque anni, facendo tutta la trafila nelle giovanili fino ad arrivare alla prima squadra femminile. È stato in quel periodo che ho capito quanto mi piacesse questo mestiere e che volevo proseguire su questa strada”.
Quali sono stati gli ostacoli principali nel conseguire la licenza UEFA A?
“Inizialmente ho provato a ottenerla in Italia, ma senza successo, principalmente perché non avevo i requisiti necessari derivanti da una carriera da calciatore professionista. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, ho iniziato a considerare la Repubblica Ceca come alternativa, ma anche lì le difficoltà non mancavano, soprattutto a causa della barriera linguistica. Nei primi anni il mio ceco era abbastanza rudimentale, non certo sufficiente per superare un test d’ingresso e seguire lezioni tecniche. Ho tentato tre volte di accedere al corso, riuscendoci al terzo anno”.
Com’è strutturato il test d’ingresso per la licenza UEFA A in Repubblica Ceca?
“Il test d'ingresso è abbastanza rigoroso e aperto a chi possiede già la licenza UEFA B e almeno un anno e mezzo di esperienza registrata come allenatore a 11, dagli Under 14 in su. La prova consiste in una parte scritta, con domande a risposta multipla e aperta, oltre a esercizi pratici come disegnare schemi di gioco. Se si supera il test scritto, si passa a un colloquio orale con i docenti. Dopo 3 tentativi, finalmente ce l’ho fatta e sono stato ammesso al corso”.
Quanto dura il corso e come si svolge?
“Il corso dura circa 9-10 mesi e si articola in 6-7 blocchi di lavoro da tre giorni ciascuno. Tra un blocco e l’altro abbiamo compiti pratici da svolgere, come mantenere un diario di bordo degli allenamenti attraverso il software XPS. Nel mio caso, ho superato il test d’ingresso a Novemebre 2022 e ho frequentato il primo blocco di lavoro a maggio 2023. Ogni blocco affronta temi specifici e tra un modulo e l’altro si ha la possibilità di mettere in pratica ciò che si è appreso”.
C’è una forte componente pratica, quindi?
“Decisamente. Nei tre giorni di ogni blocco c'è molta pratica. Ci esercitiamo utilizzando altri allenatori come "giocatori" e ogni esercitazione viene registrata. Successivamente, rivediamo i video e riceviamo feedback dai docenti. L’obiettivo non è solo valutare, ma capire che tipo di profilo hai. Durante l’anno, abbiamo anche avuto l’opportunità di allenare squadre giovanili professionistiche, come Baník Ostrava e Sigma Olomouc, e di confrontarci sulle nostre esperienze con gli altri corsisti”.
Quali sono le differenze nella formazione UEFA A tra la Repubblica Ceca e l’Italia?
“Il programma qui è strutturato su dieci mesi, cosi come avviene negli altri corsi UEFA, secondo le disposizioni della Uefa Coaching Convention, e offre la possibilità di applicare subito ciò che si apprende nei vari blocchi. In Italia, differentemente, il corso è intensivo, dura cinque settimane e si svolge a Coverciano, solitamente a fine campionato a giugno. A mio parere, questa modalità non consente un periodo di riflessione e pratica come avviene nel corso in Repubblica Ceca. Inoltre, qui il costo è più accessibile e ci sono anche finanziamenti regionali per chi lavora nello sport. Poter contare su supporto e agevolazioni fa la differenza, mentre in Italia le spese sono alte e si è spesso costretti a sostenere spostamenti e alloggi”.
Durante il corso hai avuto modo di incontrare ex calciatori come docenti o colleghi?
“Sì, quest'anno nel corso a Praga c’era Tomas Repka, ex difensore della Fiorentina, che peró non ho avuto modo di incontrare. È importante notare che molti ex calciatori o giocatori in attività si presentano al test d’ingresso, ma se non studiano, non riescono a passare. Non importa dove hanno giocato: il test è selettivo per tutti. Questa è una caratteristica positiva del sistema, che richiede impegno e studio per formarsi anche agli ex professionisti. Per quanto riguarda il numero di iscritti, in Repubblica Ceca si fa un test d'ingresso a Praga e un test d'ingresso in Moravia, da cui vengono scelti 25 corsisti per Praga e 25 per la Moravia”.
Com’è strutturato l’esame finale?
“L'esame è principalmente orale, ma rappresenta solo la conclusione di un percorso più ampio. Per accedervi bisogna aver completato una serie di compiti e dimostrazioni, tra cui video di allenamenti e partite, esercitazioni e lavori di gruppo. L’esame finale è importante, ma ancor più importante è tutto il percorso di crescita che ci ha preparato a quel momento”.
Il Governo della Repubblica Ceca sostiene coloro che vogliono mettersi in gioco e studiare per crescere dal punto di vista personale e professionale?
“Ho pagato il corso circa 1000 euro ma sono riuscito a ottenere un finanziamento dalla regione di Olomouc, dove lavoro come allenatore. Questo fondo è aperto a chiunque segua corsi sportivi riconosciuti, quindi è stato perfetto per la mia situazione. Dopo aver completato la richiesta, che includeva anche la prova di pagamento, mi hanno rimborsato circa due terzi dell’importo totale del corsi. È una grande opportunità per chi lavora nello sport, soprattutto perché il sistema ceco supporta molto la formazione sportiva. Per chi sta seguendo un percorso universitario nelle discipline attinenti, come scienze motorie, pedagogia o psicologia, ci sono altre agevolazioni: con una laurea triennale si può accedere all’esame finale per la licenza UEFA B, mentre con una magistrale, all’esame finale per l'UEFA A. La formazione del corso è equivalente a quella accademica, con moduli di anatomia, fisiologia, con ampio spazio a pedagogia e coaching e altre materie fondamentali. Il vantaggio è che c’è una forte sinergia tra università, federazione sportiva e il ministero, che rende più semplice l’accesso alla carriera di allenatore. Anche se la domanda in Repubblica Ceca è inferiore rispetto a nazioni come l’Italia, è comunque un paese di spicco a livello internazionale, quindi ci sono sempre nuove opportunità, e il sostegno dello Stato su questi percorsi è sicuramente un vantaggio”.
Quali sono le tue ambizioni e i tuoi progetti per il futuro?
“Mi piacerebbe entrare nel mondo del calcio d’élite. Sono molto legato al settore giovanile, ma allo stesso tempo aperto a ruoli di responsabilità, come direttore del settore giovanile o responsabile metodologico. Sto continuando a formarmi, approfondendo aspetti legati alla psicologia dello sport, un aspetto cruciale per il nostro ruolo. Credo fermamente che il compito di un allenatore sia di far emergere il potenziale di ogni individuo, che sia un giovane, un adulto o un professionista. E, chissà, in futuro potrei considerare anche un’esperienza con una prima squadra”.
Quando e come hai iniziato il tuo percorso come allenatore?
“Ho iniziato nel 2013, con una scuola calcio che avevamo avviato a Bari, Atletico Bari, insieme a mio padre, attiva ancora tutt’oggi. Ero appena tornato dalla Repubblica Ceca e il progetto della scuola calcio è stato uno dei motivi del mio rientro. In quell’anno ho conseguito la licenza UEFA B e poi, poco dopo, sono ritornato in Repubblica Ceca dopo aver accettato una proposta della Dukla Praga. Lì ho allenato per cinque anni, facendo tutta la trafila nelle giovanili fino ad arrivare alla prima squadra femminile. È stato in quel periodo che ho capito quanto mi piacesse questo mestiere e che volevo proseguire su questa strada”.
Quali sono stati gli ostacoli principali nel conseguire la licenza UEFA A?
“Inizialmente ho provato a ottenerla in Italia, ma senza successo, principalmente perché non avevo i requisiti necessari derivanti da una carriera da calciatore professionista. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, ho iniziato a considerare la Repubblica Ceca come alternativa, ma anche lì le difficoltà non mancavano, soprattutto a causa della barriera linguistica. Nei primi anni il mio ceco era abbastanza rudimentale, non certo sufficiente per superare un test d’ingresso e seguire lezioni tecniche. Ho tentato tre volte di accedere al corso, riuscendoci al terzo anno”.
Com’è strutturato il test d’ingresso per la licenza UEFA A in Repubblica Ceca?
“Il test d'ingresso è abbastanza rigoroso e aperto a chi possiede già la licenza UEFA B e almeno un anno e mezzo di esperienza registrata come allenatore a 11, dagli Under 14 in su. La prova consiste in una parte scritta, con domande a risposta multipla e aperta, oltre a esercizi pratici come disegnare schemi di gioco. Se si supera il test scritto, si passa a un colloquio orale con i docenti. Dopo 3 tentativi, finalmente ce l’ho fatta e sono stato ammesso al corso”.
Quanto dura il corso e come si svolge?
“Il corso dura circa 9-10 mesi e si articola in 6-7 blocchi di lavoro da tre giorni ciascuno. Tra un blocco e l’altro abbiamo compiti pratici da svolgere, come mantenere un diario di bordo degli allenamenti attraverso il software XPS. Nel mio caso, ho superato il test d’ingresso a Novemebre 2022 e ho frequentato il primo blocco di lavoro a maggio 2023. Ogni blocco affronta temi specifici e tra un modulo e l’altro si ha la possibilità di mettere in pratica ciò che si è appreso”.
C’è una forte componente pratica, quindi?
“Decisamente. Nei tre giorni di ogni blocco c'è molta pratica. Ci esercitiamo utilizzando altri allenatori come "giocatori" e ogni esercitazione viene registrata. Successivamente, rivediamo i video e riceviamo feedback dai docenti. L’obiettivo non è solo valutare, ma capire che tipo di profilo hai. Durante l’anno, abbiamo anche avuto l’opportunità di allenare squadre giovanili professionistiche, come Baník Ostrava e Sigma Olomouc, e di confrontarci sulle nostre esperienze con gli altri corsisti”.
Quali sono le differenze nella formazione UEFA A tra la Repubblica Ceca e l’Italia?
“Il programma qui è strutturato su dieci mesi, cosi come avviene negli altri corsi UEFA, secondo le disposizioni della Uefa Coaching Convention, e offre la possibilità di applicare subito ciò che si apprende nei vari blocchi. In Italia, differentemente, il corso è intensivo, dura cinque settimane e si svolge a Coverciano, solitamente a fine campionato a giugno. A mio parere, questa modalità non consente un periodo di riflessione e pratica come avviene nel corso in Repubblica Ceca. Inoltre, qui il costo è più accessibile e ci sono anche finanziamenti regionali per chi lavora nello sport. Poter contare su supporto e agevolazioni fa la differenza, mentre in Italia le spese sono alte e si è spesso costretti a sostenere spostamenti e alloggi”.
Durante il corso hai avuto modo di incontrare ex calciatori come docenti o colleghi?
“Sì, quest'anno nel corso a Praga c’era Tomas Repka, ex difensore della Fiorentina, che peró non ho avuto modo di incontrare. È importante notare che molti ex calciatori o giocatori in attività si presentano al test d’ingresso, ma se non studiano, non riescono a passare. Non importa dove hanno giocato: il test è selettivo per tutti. Questa è una caratteristica positiva del sistema, che richiede impegno e studio per formarsi anche agli ex professionisti. Per quanto riguarda il numero di iscritti, in Repubblica Ceca si fa un test d'ingresso a Praga e un test d'ingresso in Moravia, da cui vengono scelti 25 corsisti per Praga e 25 per la Moravia”.
Com’è strutturato l’esame finale?
“L'esame è principalmente orale, ma rappresenta solo la conclusione di un percorso più ampio. Per accedervi bisogna aver completato una serie di compiti e dimostrazioni, tra cui video di allenamenti e partite, esercitazioni e lavori di gruppo. L’esame finale è importante, ma ancor più importante è tutto il percorso di crescita che ci ha preparato a quel momento”.
Il Governo della Repubblica Ceca sostiene coloro che vogliono mettersi in gioco e studiare per crescere dal punto di vista personale e professionale?
“Ho pagato il corso circa 1000 euro ma sono riuscito a ottenere un finanziamento dalla regione di Olomouc, dove lavoro come allenatore. Questo fondo è aperto a chiunque segua corsi sportivi riconosciuti, quindi è stato perfetto per la mia situazione. Dopo aver completato la richiesta, che includeva anche la prova di pagamento, mi hanno rimborsato circa due terzi dell’importo totale del corsi. È una grande opportunità per chi lavora nello sport, soprattutto perché il sistema ceco supporta molto la formazione sportiva. Per chi sta seguendo un percorso universitario nelle discipline attinenti, come scienze motorie, pedagogia o psicologia, ci sono altre agevolazioni: con una laurea triennale si può accedere all’esame finale per la licenza UEFA B, mentre con una magistrale, all’esame finale per l'UEFA A. La formazione del corso è equivalente a quella accademica, con moduli di anatomia, fisiologia, con ampio spazio a pedagogia e coaching e altre materie fondamentali. Il vantaggio è che c’è una forte sinergia tra università, federazione sportiva e il ministero, che rende più semplice l’accesso alla carriera di allenatore. Anche se la domanda in Repubblica Ceca è inferiore rispetto a nazioni come l’Italia, è comunque un paese di spicco a livello internazionale, quindi ci sono sempre nuove opportunità, e il sostegno dello Stato su questi percorsi è sicuramente un vantaggio”.
Quali sono le tue ambizioni e i tuoi progetti per il futuro?
“Mi piacerebbe entrare nel mondo del calcio d’élite. Sono molto legato al settore giovanile, ma allo stesso tempo aperto a ruoli di responsabilità, come direttore del settore giovanile o responsabile metodologico. Sto continuando a formarmi, approfondendo aspetti legati alla psicologia dello sport, un aspetto cruciale per il nostro ruolo. Credo fermamente che il compito di un allenatore sia di far emergere il potenziale di ogni individuo, che sia un giovane, un adulto o un professionista. E, chissà, in futuro potrei considerare anche un’esperienza con una prima squadra”.