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  • Milan, Conceicao: "Il calcio è semplice, contano i risultati. Il tiki-taka non mi interessa, voglio solo metterla dentro"

    Milan, Conceicao: "Il calcio è semplice, contano i risultati. Il tiki-taka non mi interessa, voglio solo metterla dentro"

    • Gabriele Stragapede
    Il Milan vuole ripartire e avviare la risalita in campionato. Dopo l’esonero di Paulo Fonseca, il club rossonero ha deciso di affidare la squadra a Sergio Conceiçao, che si presenta così in conferenza stampa.

    L'IMPORTANZA DELL'ORGOGLIO E DI SAN SIRO - "Sono orgoglioso. Per me è un piacere venire a lavorare in una squadra così importante. Per me è un piacere, un orgoglio, un passo in avanti nella mia carriera e di quella del mio staff. I tifosi sono l'anima del club. Senza di loro è difficile vivere e crescere, e noi dobbiamo rispettare questi valori ed in questo senso lavorare e dimostrarci essere all'altezza del Milan. Se sono qua non è un buon segno, significa che qualcosa non è andata bene. Non c'è tanto tempo per lavorare sulla partita contro la Juventus. Non ci lamentiamo, non cerchiamo scuse". 

    CONCETTI DA LAVORARE E IL FIGLIO FRANCISCO - "Ho cinque figli che sento tutti i giorni. Francisco a livello professionale sarà un avversario, a casa mio figlio. Noi possiamo cambiare sistema, dopo c'è tutto lo spirito e la mentalità della qualità, che questa non è negoziabile. Questa fame di arrivare a fine partita sapendo di aver dato tutto per vincerla non è facile. La vivo intensamente la partita, e voglio che i miei giocatori lo facciano come me, proprio come i tifosi. È questa la strada da intraprendere. Devono brillargli gli occhi quando entrano a Milanello". 

    PROBLEMA DI TESTA O DI GIOCO? - "Non c'è il problema di una cosa, ci sono tante cose che non funzionano. Altri preferiscono parlare di tattica, altri di problemi fisici, altri mentali. Paulo ha avuto bellissimi periodi qua, altri non tanto, ma questo fa parte del mestiere dell'allenatore. Noi cerchiamo sempre la perfezione, ma non è possibile. GIochiamo contro avversari di qualità, sia in Italia che in Champions League, ma noi siamo preparati per questo. Ma non voglio entrare nei dettagli". 

    DIFFERENZA TRA GIOCATORE E ALLENATORE - "È tutto diverso. Noi pensiamo quando siamo giocatori che capiamo tutto di calcio, ma non è così. Pensiamo al nostro giardino. L'allenatore non dorme neanche, per me stanotte è stato difficile. Lo stress di voler conoscere tutte le cose qua dentro, le persone, perché tutti sono importanti, il magazziniere, al nostro presidente. Noi staff abbiamo tanta voglia di bruciare le tappe ed arrivare ad una conoscenza di tutto e di tutti velocemente, perché i tempi sono corti e vogliamo essere essere presenti ed attivi".

    PERCHE' HA ACCETTATO IL MILAN? - "La mia situazione con il Porto non è stata un'uscita facile. Per me il timing non è importante. In estate ogni settimana c'era un club interessato a me, parlano sempre, è normale, perché escono notizie che noi non possiamo controllare. Per il me il timing del Milan non è stato importante. È stato tutto molto veloce. Perché sono venuto al Milan? Sto allenando una delle squadre migliori del mondo. Non potevo dire di no anche se avevo altre situazioni che rispetto molto". 

    APPROCCIO AI GIOCATORI - "Dipende dalla situazione. Non è che devo cambiare adesso, ho 50 anni. Cambiare adesso è difficile. Sono allenatore da 13 anni, non ho cominciato ieri. Loro sanno che hanno davanti qualcuno diretto. Ci saranno sempre 11 più contenti, chi va in panchina un po' meno. Ma questa è la gestione del gruppo, comunicazione diretta, allenamento al massimo. Possono anche essere un po' più tristi perché non giocano, ma questo deve dare forza, come la pressione, che fa parte dei grandi club. Allora siamo fiduciosi di fare un buon lavoro, ma le parole restano parole, i risultati contano". 

    CONVINZIONI - "Io vado con le mie convinzioni a livello di lavoro e tattico. Il sistema per me non è tanto importante, ma la dinamica sul campo. Poi c'è una strategia, una base, un lavoro sui principi: la squadra deve capirli. Il gioco dominante? Per me il calcio è semplice, molto semplice: c'è una porta e bisogna fare gol e non prenderli. Se poi il gioco dominante significa altro, per me significa fare i risultati. Possesso palla, tiki taka: per me il tiki taka è metterla dentro".

    SI PUO' ARRIVARE IN CHAMPIONS? - "Faremo di tutto per arrivarci. C'è tanto lavoro da fare. Ci sono giocatori importanti, dobbiamo lavorare con quelli che abbiamo a disposizione. Ho fiducia in tutti loro, e quelli che sono disponibili andiamo a lottare per arrivare già in questa partita e vincerla. È chiaro, meglio averli tutti a disposizione, ma gli infortuni fanno parte del calcio". 

    HA PARLATO CON THEO E LEAO? - "Per me sono uguali per come gestisco lo spogliatoio. Non faccio la differenza se ha 17 anni o 37, dipende da cosa farà in allenamento. Se si allenerà al massimo, ma non il loro, ma un altro limite. Veramente non ci sono differenze. Nello spogliatoio loro sanno che il discorso è uguale per tutti. Dopo ci sono discussioni personali. I miei discorsi personali con Leao magari saranno diversi da quelli di un altro, perché saranno caratteri diversi. A me piace capire tutta la storia dei giocatori che ho a disposizione, vado a vedere chi ha il papà, la mamma, c'è una storia dietro per avere dei comportamenti dentro la squadra".

    LAVORARE DA SOLO O AVERE VICINO QUALCUNO A MILANELLO? - "Ognuno ha il suo lavoro, si comunica tutti i giorni. Oggi ho parlato con il nutrizionista: mi piace entrare dentro tutti gli ambiti. Ma questo è il mio lavoro. Con la dirigenza parlerò quando c'è bisogno, siamo qui a lavorare tutti remando nella stessa direzione. Tutti vogliamo una cosa: che il Milan arrivi in Champions, e c'è già un trofeo in palio. Siamo il Milan".

    MERCATO - "Voglio conoscere bene la squadra, non solo i grandi, ma anche il Milan Futuro. Non è giusto parlare di mercato perché non conosco bene tutti, soprattutto i giovani".

    L'ESPERIENZA AL NANTES - "Sono situazioni diverse. Il periodo è lo stesso, è vero, è stato un grandissimo lavoro lì in Francia, dove la rosa era diversa, l'ambiente diverso, tutto. La situazione somiglia, ma non è la stessa cosa, perché la pressione è diversa. Questa pressione, quest'ambiente deve darci una carica in più, non il contrario. Bisogna prendere questo con responsabilità, lavorare al massimo, umili, sappiamo che abbiamo un lavoro difficile davanti ma molto fiduciosi per quello che viene"

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    Bobbe Malle
    Bobbe Malle

    Siamo scarsi nella riaggressione a possesso perso, fanno un pressing singolo inutile e sciatto pe...

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