Redazione Calciomercato
Conceiçao ha già il Milan in pugno, ma la sceneggiata con Calabria non può andar bene
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Se però determinati episodi avvengono sul terreno di gioco e davanti agli occhi di tifosi e telespettatori allora no, non può valere tutto. E quanto accaduto al termine di Milan-Parma non deve e non può essere confuso con "adrenalina", "carica" o "personalità".
Sergio Conceiçao è un ottimo allenatore che, come altri colleghi fa del carisma una delle sue principali qualità. Il suo Milan ha dimostrato un carattere mai visto sotto la gestione Fonseca, sia nelle due gare che hanno permesso ai rossoneri di conquistare la Supercoppa, sia in quasi tutte le altre disputate viste fin qui. E anche oggi il tecnico lusitano ha dimostrato di avere la capacità di trasmettere energia e coraggio ai suoi, bravi (e fortunati) a crederci fino alla fine e a conquistare un'insperata vittoria in rimonta su un Parma sprecone.
Conceiçao, inoltre, ha sostituito Leao e Theo Hernandez all'intervallo, una mossa mai banale e non certo scontata. Allo stesso tempo, però, i due hanno incoraggiato i compagni ed esultando con loro durante il pazzo secondo tempo di San Siro. Immagini distanti anni-luce dal "cooling break" dell'Olimpico, insomma, e che danno la misura delle qualità da leader dell'ex allenatore del Porto.
Quanto accaduto con Davide Calabria dopo il fischio finale, però, non può proprio andare bene. E sebbene sia il capitano che il mister abbiano gettato acqua sul fuoco già dopo pochi minuti, la scena alla quale abbiamo assistito al termine della gara non può essere derubricata a semplice "confronto". Un allenatore non può andare a cercare lo scontro col suo capitano, non può essere trattenuto a fatica dai suoi giocatori e dai suoi collaboratori, non può delegittimare, appunto, il suo capitano, davanti a 70.000 spettatori e a tutti gli appassionati di calcio che quelle immagini le hanno viste in diretta o le vedranno dopo.
Certe scene, appunto, possono essere "tollerate" - se vogliamo - all'interno dello spogliatoio, ma non dentro il terreno di gioco dove, senza voler cadere nel luogo comune dei "calciatori che devono dare l'esempio ai bambini che guardano", gli allenatori devono però dare l'esempio per lo meno ai loro giocatori. E devono essere sempre in grado di tenere i nervi sotto controllo. Lo scorso anno D'Aversa ha rovinato la sua stagione perdendo la calma nei confronti di Henry, qualche anno fa - lo ricordiamo tutti - Delio Rossi perse la testa e poi la panchina dopo l'aggressione a Ljajic. Episodi evidentemente non paragonabili al confronto animato tra Conceiçao e Calabria, ma che riportano al centro del discorso la stessa tematica: è necessario che i protagonisti (giocatori, ma soprattutto allenatori e dirigenti) siano in grado di gestire i nervi ed evitare sceneggiate poco gratificanti. Ne va della loro immagine, ovviamente, ma anche di quella della società, che non può essere considerata un fattore secondario, nemmeno al cospetto dei risultati.
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