Con George Michael si è spento il bel canto del Natale olimpico
Era conosciuto come George Michael. Nome e cognome che aveva dovuto assumere per motivi professionali perché quelli autentici, ricevuti per nascita dalla sua famiglia greca, secondo gli editors delle Majors mal si adattavano con il personaggio che avrebbe dovuto recitare artisticamente. Un melodico, per vocazione, imprestato al pop e alla leggerezza di note e di pensieri che trovò il suo zenit ascensionale in un canzone tradotta in tutte le lingue del mondo e cantata da tutta la gente del mondo. Specialmente in questi giorni di festa. Si intitola “Last Christmas” e, nel corso degli anni dopo la sua prodigiosa e azzeccata invenzione, è diventata un poco la colonna sonora di tutti i nostri Natali. Esattamente come il brano dei Queen per la Champions.
E ieri pomeriggio, a Natale appunto, se ne è andato a cinquantatre anni George Michael. Non per droga e né per effetti collaterali figli di un’esistenza balorda o smodata. Il suo cuore si è semplicemente fermato perché difettoso in origine e perché così aveva stabilito chi ha scritto il grande e misterioso libro con sopra i nomi di tutti noi. Quelli che ci sono stati, Quelli che ci sono, Quelli che ci saranno. E il fatto di avergli allestito una dolce partenza proprio il giorno di Natale sulle note dell’inno di pace e di allegria che lui aveva saputo regalare a tutti, grandi e piccini, rappresenta non un paradosso o una pessima burla, ma un dono meritato che lo renderà felice e orgoglioso anche adesso mentre svolazza tra le nuvole cariche e gonfie di neve. Da sotto intanto, tra abeti illuminati e presepi, arriveranno la musica e le parole della sua immortale canzone.