Compie 50 anni: 'E Maradona è meglio 'e Pele...!'
Diego Armando Maradona, Pibe de Oro, genio e sregolatezza, classe cristallina disegnata dalle movenze danzanti su un motivo di Astor Piazzolla, struggenti note di un tango passionale e irriverente cominciato sugli sterrati di Villa Fiorito dove preannuncia come un messia la sua venuta. E per il calcio fu la luce …
Oggi festeggia cinquant’anni, un momento culminante per la vita di qualsiasi abitante del pianeta ma chi si appresta a compierli è un uomo del quale tutti almeno una volta hanno pronunciato il suo nome e tanti di tutto il globo hanno assistito alle sue mirabolanti gesta. Per noi napoletani, ma anche per gli argentini, è maggiormente un’occasione speciale, una data che può suscitare riflessioni più profonde, che apre pagine indelebili di ricordi mai assopiti, un album fotografico ben impresso nella mente dove si possono sfogliare gli scatti ancora nitidi delle nostre e delle sue vittorie, che hanno avuto pregio di assumere nel tempo un valore ben maggiore di quello più puramente sportivo. Argomento questo che ha addirittura spinto anime e menti filosofiche a ricercare nelle sue gesta ispirazioni metafisiche.
Da “el pelusa” a “el diez” la storia di un uomo dalla vita segnata, che ancor oggi continua ad inerpicarsi tra stupefacenti discese e repentine risalite, un’araba fenice quasi santificata dal suo popolo prediletto che non ha mai esitato a considerare quasi sulla stessa stregua San Gennaro quanto Maradona, con tanto di reliquia del capello. Quasi blasfemia per chi non è un po’ pagano dentro, ma non per i figli di Partenope: il tema tratta di un miracolo anticipato e promesso, costruito e realizzato con tutte le sue forze, fisiche, mentali e spirituali, di fatto un’ode alla sua gente. Preannunciare in quegli anni ai napoletani che di lì a poco avrebbero vinto lo scudetto, realizzando così il sogno collettivo di un intero popolo sparso per il mondo, è qualcosa che per molti trova ancor oggi significato e radice nell’etimologia stessa del termine “miracolo”: dal latino «miraculum», cosa meravigliosa, che per estensione indica anche un evento straordinario, che desta meraviglia che avviene al di fuori delle leggi di natura o nel quale le leggi naturali appaiono sospese, per intervento soprannaturale o divino. Quelle stesse leggi a cui sfuggiva o si legava il suo estro, quelle stesse leggi che ne hanno delineato il mito calcistico.
Napoli è casa sua, questo ha sempre sostenuto, e per i napoletani Diego non è solo uno di loro, ma è parte di loro e lo sarà per sempre, come il Palazzo Reale o il Maschio Angioino, un monumento virtuale che il tempo però non potrà mai scalfire, innalzato al Re, all’eletto, all’uomo che ha saputo essere fiero condottiero di una città rinata, nomen omen, popolo alla ricerca di un’identità quasi smarrita, che il tempo aveva appannato e la storia affievolito. Una rivincita morale che porta Napoli sul tetto d’Italia, d’Europa e del Mondo, contro ogni congettura, alla faccia di ogni manipolazione. Il gol alla Juve nell’85 e quello agli inglesi passato alla storia come la “mano de dios”, seppur con motivazioni storiche diverse, sono i momenti in cui meglio si identifica il riscatto delle sue genti, nei napoletani e negli argentini s’aprono improvvisi squarci di nuova luce, un risveglio della speranza mai sopita. Se l’Italia bianconera, fiaccata e frastornata, s’inchinò sportivamente all’ascesa di Diego, non fu così, invece, per i figli della perfida Albione che solo nove anni dopo seppero riconoscere nel Pibe doti non comuni ai semplici mortali e grazie alla prestigiosa Università di Oxford gli fu conferito il premio come “Maestro Ispiratore di Sogni” proprio nello stesso anno in cui conseguì il Pallone d’Oro per una carriera che ha ispirato pellicole cinematografiche, centinaia tra poesie e canzoni ideate in varie lingue, dal tedesco all’inglese, dallo spagnolo al napoletano: "Maradona è meglio ‘e Pelè…"
Tanti auguri Diego!