Camavinga, centrocampista totale a 17 anni: ecco perché fa impazzire Milan e Real Madrid
COME GIOCA? – Camavinga si è guadagnato la fiducia del tecnico del Rennes Julien Stephan, dimostrando di meritare la titolarità partita dopo partita in un ruolo molto delicato. Ha saltato soltanto la 14esima contro il Digione per un problema muscolare. In quanti schiererebbero un mediano sedicenne (Eduardo ne ha compiuti 17 in novembre) alla seconda di campionato contro il PSG?
Il tecnico dei rossoneri ha optato per il 5-3-2/3-5-2 almeno fino alla sesta, quando ha iniziato ad alternare a questo sistema di gioco il 4-2-3-1. Nella partita vinta in casa col PSG (2-1), Camavinga disegna col suo mancino (è mancino, a proposito) un arcobaleno perfetto per il taglio e la testa di Del Castillo. È il gol vittoria con cui i bretoni ribaltano definitivamente il vantaggio iniziale della squadra ospite.
Contro il Marsiglia d’altra parte abbiamo visto Camavinga da mezzala sinistra.
Ultimamente, tuttavia, specie dopo la crisetta attraversata dal Rennes tra settembre e ottobre, Julien Stephan ha preferito il 4-2-3-1, nel quale Camavinga opera in mediana, in coppia con un compagno dalle caratteristiche differenti. Eccolo appunto contro il Lione, nell’ultima di campionato.
Nello sviluppo qui sotto possiamo apprezzare una delle funzioni principali di Camavinga: è un mediano a cui vengono assegnati compiti difensivi, per lo più. Eccolo mentre resta a protezione della difesa durante un attacco a cinque, in cui partecipa anche il suo compagno di reparto Lea Saliki.
IL GOL DI LIONE, GLI STRAPPI - Detto ciò, il gol segnato al Groupama Stadium di Lione viene giusto a smentire quanto ho appena affermato. Stavolta è proprio Eduardo a sganciarsi dal doble pivote per attaccare un buco spaventoso nel centrocampo degli avversari.
Controllo in corsa e conduzione fino a pochi metri dal limite dell’area, dove esce su di lui il centrale. Quello lì è Andersen, l’ex difensore della Samp di Giampaolo. Mica è un pollo. Il danese vuol portarlo verso il terzino, sicuro che Camavinga insisterà col mancino, dato che il francese è mancino. Andersen non è un pollo ma snobba il ragazzino. Eduardo chiude il dribbling e va a destra, dritto verso la porta.
Entrato in area, prima di subire la scivolata del terzino, incrocia col piede debole sul primo palo. È l’ ottantanovesimo minuto.
Camavinga a tratti risulta particolarmente imprevedibile perché ha strappi improvvisi, soprattutto palla al piede. Così spezza le linee degli avversari, non tanto attraverso i filtranti rasoterra. Quando attacca in verticale è ancora un po’ selvaggio (nel bene e nel male), mentre nel palleggio e nella manovra le sue qualità si appoggiano a giocate standard. Piuttosto orizzontali, fin troppo orizzontali.
LA DOTE PIÙ EVIDENTE – La dote più evidente, quella che forse può interessare di più agli addetti ai lavori (oltre a quelle già elencate), è la sua abilità nel recuperare palloni. Al momento è tra i migliori centrocampisti della Ligue 1 per contrasti vinti. Ne ha accumulati ben 132, terzo posto dietro ad Habib Maïga (136) e Benjamin André (153). Secondo WhoScored.com Eduardo Camavinga effettua 4,3 tackles per game. Mi son permesso di confrontare il dato con i rispettivi di Casemiro, Leiva e Matuidi. Il mediano del Real Madrid ne fa 3,8 a partita, il laziale 2,5 e il bianconero 1,6. Capite?
In un articolo del 28 giugno, per descrivere alcune capacità difensive sorprendenti di Stefano Sensi, utilizzai per la prima volta la similitudine del judoka. Ecco, nel caso di Camavinga la realtà supera la fantasia: pare che il suo ‘primo amore’ sia stato proprio il judo, almeno fino a dieci anni, quando decise di voler fare il calciatore.
Certi interventi difensivi che gli vediamo fare, se sottraiamo il pallone e usiamo un po’ d’astrazione, altro non sono che mosse. Tecniche di proiezione rimaste in corpo e applicate con profitto al gioco del calcio.