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Coman e il 'nonnismo tattico' di Conte e Allegri: alla Juve il francese era solo 'un ragazzino'
LA PRIMA DI CAMPIONATO (14/15) – La cosa buffa è che nel 2014 Coman debutta da titolare già alla prima di campionato. Ruolo? Prima punta. Allegri contro il Chievo riparte infatti dal 3-5-2, è il suo proverbiale approccio soft, all’inizio non vuol metterci troppo le mani sul lavoro di Conte. Così il francese gioca, se gioca, là davanti, o prima o seconda punta, in base al partner d’attacco. Ed eccolo all’esordio in tandem con Carlitos.

Proprio da primissima punta, nell’immagine seguente attacca lo spazio lanciato da Pogba. In ampiezza invece, da una parte e dell’altra, stanno i quinti Lichtsteiner e Asamoah. Le fasce sono cosa loro. Impensabile piazzarci Coman, ancora meno stravolgere tutto.

UNA CERTA PERSONALITÀ – Pronti via il francesino mostra subito una discreta personalità. Tevez gli chiede l’uno-due al limite dell’area, un contismo bello e buono.

Coman controlla, sembra sul punto di restituirgliela quando invece mette la suola sul pallone e si gira dall’altra parte con una rullata.

Per fare cosa? Ovviamente andare al tiro col mancino, il suo piede debole in teoria.

Al minuto 68, quando Allegri lo toglie per Llorente, il pubblico del Bentegodi applaude un po’ la sua prestazione (sfiorò il gol anche nel secondo tempo con un bel colpo di testa), un po’ l’ingresso in campo dello spagnolo, protagonista dell’ultimo scudetto. La giornata successiva Coman gioca 8 minuti contro l’Udinese, poi fa panchina contro Milan e Cesena, torna in campo 5 minuti contro la Dea, altra panchina con la Roma, quindi si rivede a Reggio Emilia, 24 minuti contro il Sassuolo. Benvenuto alla Juventus.
FESTA SCUDETTO 2015 – Durante la stagione la squadra di Allegri passa gradualmente dal 3-5-2 al 4-3-1-2. Quello col trequartista (Vidal o Pereyra) sarà il sistema di gioco della Juve anche in finale di Champions contro il Barcellona. Di nuovo uno schieramento che non prevede l’utilizzo di esterni d’attacco. Coman è fregato, anche perché la Juve, appunto, funziona. L’ultima partita che fa in Italia è la festa scudetto del 23 maggio, Juve-Napoli. Titolare accanto a Morata, il trequarti è Pereyra.

Saluta il campionato italiano con un assist, il secondo in stagione. Pescato tra le linee da Barzagli (notate ancora l’ampiezza coperta dal terzino Asamoah), Coman vede il movimento di Pereyra.

Controlla il pallone, avanza e tocca sotto per El Tucumano. Lo mette in porta.

GRAZIE A PEPE – Alla Juve ha segnato solo un gol, Coman, il 15 gennaio negli ottavi di Coppa Italia contro il Verona. Entrò nella ripresa per i soliti 24 minuti. Giocò esterno a sinistra, quella volta, nel suo ruolo. Al termine della gara, per sottolineare il rientro di Pepe, Allegri disse: “Pepe è l’unico giocatore che mi permette di giocare con un sistema di gioco diverso, con un 4-3-3”.

Ed ecco Coman nel tridente.

COMAN O.. MANDZUKIC? – L’anno dopo, quando Coman andò a Monaco, a Torino arrivarono, tra gli altri, Cuadrado e Mandzukic. Nuovo ciclo, con un ritorno al 3-5-2 dopo le sperimentazioni infruttuose iniziali. Il croato faceva la punta insieme a Dybala. Poi Allegri cambiò marcia di nuovo nella stagione 2016/2017, passando al 4-2-3-1, il sistema di gioco con cui Flick ha vinto la coppa dalle grandi orecchie domenica sera. E col famoso modulo ‘cinque stelle’ i bianconeri raggiunsero un’altra finale di Champions, il secondo picco. Molto diversamente però.

Quando si parla di Coman si pensa subito a Douglas Costa (che arrivò dopo), mai a Mandzukic esterno alto nel 4-2-3-1 di Cardiff. Da una parte Cuadrado o Dani Alves (due ottimi crossatori), dall’altra un centravanti riadattato per sfruttare i mismatch coi terzini. In ogni caso un lottatore in fase difensiva. Ecco gli esterni del 4-2-3-1 di Allegri. Gli esterni di Flick invece sono due velocisti puri, due dribblomani, Gnabry e Coman appunto. Poca lungimiranza o de gustibus, calcio diverso, diversa progettualità? La seconda soprattutto, direi. Allegri non si sarebbe mai azzardato a schierare contemporaneamente due esterni del genere in un 4-2-3-1. Per lo meno allora.
UTILIZZARE BENE KINGSLEY – Per utilizzare bene Coman invece serve un 4-2-3-1 iperoffensivo. Avete presente l’azione in cui è stato atterrato in area da Kehrer, poco prima dell’intervallo di Psg-Bayern? È esemplificativa della sua funzione. Lewandowski e Müller, questa è la principale differenza col tridente di un 4-3-3, tengono occupati i due centrali parigini, Keher perciò è molto più esposto all’uno contro uno letale del francese. Anche perché Ander Herrera, la mezzala destra del Psg, è in ritardo nello scivolamento al momento del passaggio di Goretzka. E se questa palla arriva a Coman, sono semplicemente dolori.
