Cobolli Gigli: 'Totti, gestione opaca come Del Piero. Tutti gli errori di Pallotta'
E lui, Francesco Totti non se l’è fatto ripetere due volte. Tre giorni dopo senza parlare ha trasformato una serata che poteva essere nera, in una notte di festa per lui, per la gioia dei tifosi e per fortuna di tecnico e società. Due gol rabbiosi e orgogliosi. Cercati e faticosi. Totti ha fatto tutto in fretta strappando applausi e lacrime come nella scena finale di “La vita è bella”.
Si perché la vita il giorno dopo per Totti e per quanti chiedevano a gran voce di vederlo in campo, è stata proprio bella.
Unica pecca, una società che rimane in silenzio. “Quella di Totti è una gestione opaca” a dirlo è Giovanni Cobolli Gigli presidente della Juventus dal 2006, “Questa vicenda mi ricorda la fine della carriera di Alessandro Del Piero, i dirigenti della Roma e in particolare il presidente dovevano parlare prima. La responsabilità in questo caso credo sia molto più di un presidente assente che non dell’allenatore. Pallotta doveva cercare una soluzione ad inizio stagione. E’ un peccato che Totti sia destinato a non finire la sua carriera nella squadra che ama e che ha scelto per la vita. Leggo sui giornali che la possibilità di un rinnovo sia quasi nulla e questo è un peccato. Quando in una squadra c’è una bandiera importante come Francesco, che rappresenta non solo la squadra ma anche una città intera, bisognerebbe affrontare l’argomento in tempo e trovare l’accordo con il giocatore. Personalmente avrei gestito tutta la situazione all’inizio della stagione e se avessi riscontrato che il giocatore aveva voglia di giocare gli avrei rinnovato immediatamente il contratto facendogli poi presente che doveva mettersi a disposizione della squadra e dell’allenatore. Gli avrei fatto finire la carriera come calciatore della Roma e poi gli avrei offerto un posto nella dirigenza. Questa è la fine più bella che si possa auspicare per un giocatore che ha deciso di essere una bandiera. L’anomalia è anche che si è passati da un allenatore come Garcia, per il quale l’emblema era il “Capitano”, ad un allenatore che ha affrontato l’argomento in maniera pragmatica, anche esagerando. L’arrivo di Spalletti ha cambiato la valutazione che veniva data del capitano e questo è un peccato, anche perché poi il ragazzo ha dimostrato sul campo quanto ancora sia utile. Far entrare un giocatore a 4 minuti dalla fine mi ricorda molto la gestione di Altafini. Anche Altafini entrava e faceva gol negli ultimi 15/20 minuti, la Juventus aveva trovato un accordo con lui nel rispetto delle volontà reciproche ed è riuscita a gestire il rapporto con il giocatore usandolo nel miglior modo. Ma 15/20 minuti sono molto diversi da 4 minuti. Poi per precisione ricordo anche i 6 minuti di Rivera-Mazzola in un mondiale, sono cose che succedono , questo è il calcio, uno sport in cui tutto può succedere. In questo caso i 4 minuti di Roma-Torino sono serviti sicuramente a Totti per consacrarsi emblema della squadra e della città, ma nei due gol c’è anche un po’ di fortuna del tecnico che non poteva immaginarsi un finale così. Bisogna anche dire però che se Totti non avesse segnato sarebbe stata una beffa per il giocatore".
E’ indubbio che il conflitto Totti Spalletti non è concluso e che forse saremo destinati a parlarne fino all’epilogo finale, sicuri che per una sera le divinità del calcio hanno dato una lezione a Spalletti, che ha tanti meriti, forse non quello di saper gestire Totti.
@susannaradio