CM SHOW. Povia: 'Inter, vorrei Zenga. Moratti? Troppo permissivo coi suoi'
Ad aprile darà alle stampe il suo nuovo album, intitolato 'Quando i bambini fanno rock'. Nel frattempo Povia, che quest'anno guarda il Festival di Sanremo da semplice spettatore, si rilassa - ma neanche troppo, visti gli ultimi risultati - con la sua Inter. I microfoni di Calciomercato.com l'hanno raggiunto per una chiacchierata di solo calcio.
La tua canzone Centravanti di mestiere del 2009 era dedicata ad Alberto Gilardino, allora alla Fiorentina, che dopo aver ritrovato il sorriso al Genoa si è da poco infortunato, e dovrà stare lontano dai campi per più di un mese. C'è un messaggio che vorresti rivolgergli?
'Tutto quello che posso dirgli è di stare tranquillo: un infortunio può capitare a tutti, fa parte del gioco, specie con i ritmi che ci sono oggi. Magari gli consiglierei di prendersi un mesetto in più rispetto ai tempi di recupero che gli prospetterà lo staff medico, di non farsi pressare troppo dalla voglia di rientrare in campo, in modo da tornare davvero al 100%. E poi spero che la società gli stia vicino'.
Come mai un ex centrocampista come te è così affascinato dal ruolo del centravanti?
'Io quando giocavo a calcio ero un numero 10 alla Platini, e il centravanti ce l'avevo sempre davanti a me. Così me lo sono studiato per bene. È un ruolo in cui bisogna metterci il cuore, e a me piacciono le persone di questo tipo, anche nella vita. Ma centravanti di mestiere si può essere, come mentalità, anche giocando in altri ruoli: Totti lo è, ad esempio, perché ci mette sempre l'anima e gioca per la maglia'.
Quand'è che ti sei reso conto che il tuo futuro sarebbe stato in campo musicale e non calcistico?
'Ho giocato per sei mesi nell'Inter, e nello spogliatoio me ne facevano di tutti i colori perché non ero un figlio di papà, un raccomandato. Dopo aver subito in silenzio tanti dispetti da uno dei miei compagni, un giorno ho preso uno scarpino - allora c'erano ancora quelli con i tacchetti da avvitare - e glie l'ho tirato. Ho sempre avuto una testa matta. Da allora ho cominciato ad andare in panchina, e a poco a poco mi sono stufato. Meglio così: le canzoni me le scrivo io, mentre in campo dovevo sempre rendere conto a qualcuno sopra di me'.Vivendo a Firenze ti sarai accorto del malcontento che si respira intorno ad un progetto sportivo, quello della Fiorentina, che stenta ancora a decollare..
'I Della Valle sono imprenditori intelligenti, ma Firenze è una piazza difficile. Secondo me il club viola dovrebbe puntare più sui giocatori italiani e sul proprio vivaio; ma questo è un discorso che vale un po' per tutte le squadre, anche per l'Inter...'.
Già, l'Inter. Sono i troppi stranieri il problema di questa stagione?
'Il fatto è che solo due o tre elementi in questa squadra giocano per la maglia: tra questi Zanetti, che secondo me è il miglior mediano del mondo. A mio parere manca un leader nello spogliatoio, e mi piacerebbe che questo leader fosse italiano. In panchina, invece, prenderei Zenga: ha cuore, ed è un interista vero'.
Cos'ha che non va Ranieri?
'Niente, per carità. È un bravissimo allenatore, ha le potenzialità per riuscire a portare in Champions League qualsiasi squadra, specie una formazione sulla carta composta da grandi campioni come l'Inter. Chi sbaglia, piuttosto, è Moratti: è troppo buono con i suoi giocatori. Ho l'impressione che da quando è andato via Mourinho ci sia un clima troppo permissivo alla Pinetina...'.
Vai a vedere i nerazzurri allo stadio, ogni tanto?
'Le partite della stagione 1988-89, quella dello scudetto dell'Inter di Trapattoni, le ho viste praticamente tutte, sia in casa che in trasferta, scavalcando i cancelli dello stadio. Erano altri tempi... Ora, a comprare il biglietto, non c'è più gusto. Preferisco Sky (ride, ndr)'.
Oltre a Centavanti di mestiere, tanti altri tuoi colleghi hanno scritto canzoni sul calcio. Qual è quella che hai apprezzato di più?
'Voto per Notti magiche, l'inno dei Mondiali del '90, cantato da Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Da brividi'.