CM incontra i Finley: 'Cuore diviso tra Milan, Juve e Fiorentina'
In attesa delle date invernali del Fuoco e Fiamme tour - che prende il nome dall'album uscito nel maggio scorso - i Finley entrano nelle case degli italiani cantando la sigla della trasmissione tv 'Undici', in onda da circa un mese su Italia2. Il rapporto tra la band pop-punk milanese e il mondo del calcio, del resto, è sempre stato forte: in molti ricorderanno 9 luglio 2006, sulla vittoria dell'Italia ai Mondiali, mentre la loro Tutto è possibile fu utilizzata per il reality 'Campioni - Il sogno', sempre sulle reti Mediaset. 'Nel calcio, come in una band, non si riescono ad ottenere grandi risultati se non si lavora di squadra - spiega Pedro, il cantante del gruppo, ai microfoni di Calciomercato.com -. Se io non ho dietro un batterista, un bassista e un chitarrista che mi supportano in una certa maniera, posso fare ben poco’.
Dove batte, calcisticamente parlando, il cuore dei Finley?
'Io sono milanista, ma tra le fila della band ci sono due juventini e un tifoso della Fiorentina. Un bel guaio: a livello di rivalità mancherebbe solo l'Inter, e poi saremmo a posto!'.
Non oso immaginare gli sfottò da parte degli altri dopo questo inizio di campionato...
'Già, sinceramente non mi aspettavo che il Milan partisse così male. Certo, il ridimensionamento della squadra è stato piuttosto importante, e non mi riferisco tanto a Ibrahimovic e Thiago Silva quanto all'abbandono dei senatori, di cui si parla meno: penso a Nesta, Inzaghi, Seedorf, Gattuso... Pensavo però che nonostante questi cambiamenti si potesse fare qualcosa in più, invece non c'è stata questa scossa da parte della squadra, che fino ad ora è sembrata smarrita, allo sbando'.
Sei un habitué del Meazza, quando gioca il Milan?
'Visto che molto spesso nel weekend sono in giro a suonare, difficilmente negli ultimi anni mi sono potuto concedere un abbonamento per il campionato. Però vado spesso a vedere la Champions, e poi... menomale che ci sono i turni infrasettimanali! Credo di essere l'unico italiano ad amarli'.
Com'è nata Undici, la sigla del nuovo programma sportivo di Italia2?
'Ci è stato chiesto dalla produzione di provare a buttare giù un'idea musicale su questo concept: noi ci siamo voluti mettere alla prova, e siamo molto contenti di quello che ne è uscito fuori. Il calcio è un argomento che non viene trattato spessissimo nelle canzoni, ma è la nostra vita'.
È stato la tua vita, in particolare, per tanto tempo...
'Sì, ho giocato a calcio per undici anni: facevo il mediano davanti alla difesa. Non ero uno coi piedi buonissimi ma ero bravo a tenere corta la squadra, avevo un buon acume tattico. Poi un infortunio mi ha fermato. Purtroppo in un ambiente non professionistico non c'è nessuno che ti segue e ti monitora in questi casi, e quindi rientrare è dura. Poi i campetti di provincia non sono come quelli di serie A, nascondono sempre delle insidie. Peccato: avrei portato avanti volentieri questa passione, magari in maniera amatoriale. Ma scegliendo la musica non mi è andata molto meglio fisicamente: nel 2009 girando il videoclip del brano Gruppo Randa mi sono rotto un ginocchio. Prima, per fortuna, ho avuto modo di giocare in stadi fantastici con la Nazionale Cantanti, una volta addirittura insieme a Maradona!'.Recentemente avete preso posizione nei confronti di un mondo del calcio che, così com'è diventato, proprio non vi piace. Da dove si comincia, per cambiare?
'Beh, ad esempio io ritengo che i calciatori abbiano un potere importante: quello di essere un punto di riferimento per tantissime persone. In questo hanno sostituito, negli anni, le rockstar. Ecco, io vorrei che a volte si sbilanciassero nelle loro opinioni: potrebbero così essere maggiormente d'esempio per i giovani, cercare di cambiare il pensiero comune. Invece li vedo sempre nascondersi dietro la diplomazia, dietro delle frasi di circostanza. Dovrebbero gestire meglio il potere comunicativo che hanno: è da loro che dovrebbe partire il cambiamento'.