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  • CM incontra Claudio Bisio: 'Il mio Bar Sport resiste in provincia'

    CM incontra Claudio Bisio: 'Il mio Bar Sport resiste in provincia'

    • Germano D'Ambrosio

    Il Bar Sport sbarca al cinema, riportandoci alle atmosfere degli anni '70, quelle di un calcio che - concetto abusato ma sempre tristemente vero - non tornerà più. La trasposizione su pellicola dell'omonimo libro cult di Stefano Benni sarà nelle sale da venerdì 21 ottobre - a cura di 01 Distribution -, e il regista Massimo Martelli per l'occasione ha scelto un cast davvero di prim'ordine: tra questi Claudio Bisio, artista ormai a tutto tondo, capace di passare dalla tv ('Mai dire Gol', 'Zelig') al teatro (destreggiandosi tra Pennac e Dario Fo), dai film di cassetta a temi decisamente più impegnati. Calciomercato.com lo ha intercettato in una pausa del suo tour promozionale, in quel di Bologna, per una conversazione semi-seria e davvero gustosa.

    Nel film interpreti il tennico del Bar Sport, un personaggio che ha la pretesa di sapere tutto di calcio...

    "Nella realtà vivo la mia passione per il calcio in maniera molto più sana. Anche se ogni tanto qualche fanfaronata la sparo anch'io".

    Recentemente hai detto che 'il Bar Sport di oggi è Facebook'. Segno anche della spersonalizzazione di un calcio diventato sempre più virtuale, se non addirittura finto. È ancora possibile, secondo te, per un ragazzo di oggi appassionarsi davvero, accalorarsi per questo sport?
    "Secondo me è possibile, ma soprattutto nelle piccole città, nella provincia italiana. Io ho avuto modo di girare l'Italia in lungo e in largo, facendo teatro, girando film (Bar Sport è girato tra Roma e Sant'Agata Bolognese, ndr) o anche semplicemente facendo promozione come sta avvenendo in questi giorni, e l'ho constatato. Anche le tifoserie spesso sono più accese in serie B o in serie C, perché magari il contatto con i giocatori è più diretto, i biglietti costano meno, si fa meno fatica nell'arrivare agli stadi. Penso che sotto questo punto di vista l'Italia dei tanti piccoli Comuni possa ancora insegnare molto alle poche grandi metropoli. E poi in provincia i Bar Sport esistono ancora".

    Tutto sommato può essere definito un tennico anche Micio, lo storico personaggio che lanciasti ai tempi di Mai dire Gol...

    "Certo, anche lui era un tuttologo in piena regola. Micio però era uno del settore, un procuratore di calcio, figura professionale che poi negli ultimi tempi ha conquistato la ribalta della cronaca... ahimé, a volte non solo sportiva".

    Già, appunto. Si può quasi dire che quel personaggio anticipò Calciopoli di qualche anno. A proposito, ora puoi dirlo: a chi si ispirava, in realtà?
    "Beh, Moggi esisteva già allora, anche se la sua situazione era meno drammatica e non aveva ancora avuto processi. Poi c'erano tanti procuratori più piccoli, che ho conosciuto. Per un certo periodo c'è stata anche una commistione tra quelli che iniziavano come procuratori di calcio e poi diventavano agenti di spettacolo e viceversa: uno spunto che sfruttai anche per Micio, che faceva fare a Maradona le ospitate per i matrimoni. E credo che quel mondo lì ci sia ancora oggi...".

    Claudio, ti segnalo che la nostra testata è nata dall'idea di un procuratore di calcio.

    "... ma infatti dico queste cose con tutto il rispetto per questa grandissima categoria, che tanto ha dato al mondo del calcio! Diciamo che Micio è stato un omaggio a chi fa questo mestiere (ride, ndr)".

    Tu di talenti comici te ne intendi: qual è il personaggio calcistico che ti fa più ridere?
    "Direi Gattuso, che ho avuto l'onore di conoscere di persona alla cena organizzata a Manchester dopo la vittoria della Champions nel 2003. Ti dico solo che aveva 15 parenti venuti appositamente dalla Calabria. Un grande personaggio, che un po' come il mio tennico del film fa gruppo, funge da catalizzatore, ha un cuore d'oro, è un amicone. Spero che guarisca prestissimo e torni con noi".

    Che ne pensi del Milan visto fino ad ora?

    "Se me lo avessi chiesto cinque giorni fa sarei stato più triste, adesso dopo la vittoria con il Palermo sono più allegro. È stato un inizio interlocutorio, ma per noi milanisti conta anche quella sorta di campionato a due che giochiamo con l'Inter, quindi puoi immaginare quanto io sia felice in questo momento".

    Vero, ma forse è ancora un po' presto per gli sfottò, dato che il campionato è così equilibrato...
    "Infatti preferisco non rischiare, anche perché mi è capitato di lanciare degli sfottò nell'intervallo di una celebre partita, ed era meglio se stavo zitto... e parlo sempre di Champions (il riferimento è a Liverpool-Milan 3-3 del 2005, ndr). Da lì ho imparato: mai dire gatto se non l'hai nel sacco. Comunque per adesso non mi lamento, in campionato ci bastano pochi punti per salire in vetta, e anche in Champions stiamo andando bene: io sono felice. Vorrei piuttosto che fossero felici loro...".

    Ti riferisci ai 'mal di pancia' di Ibrahimovic e Cassano?

    "Esatto. Da una parte, li capisco anche un po'. Il mio mestiere ha delle analogie con quello del calciatore: sei sempre esposto, quando sei davanti alla telecamera devi saper sorridere in ogni occasione, e non è facile. Quello che ho imparato è che un attore dev'essere sereno: più lo è, e più fa bene il suo lavoro. Credo che sia così anche per un atleta, quindi capisco che ci possano essere dei momenti di stanchezza. Devono ritrovare motivazione e stare bene dentro, tutto qui. Mi auguro che sia Ibrahimovic che Cassano, al di là di quanti anni giocheranno ancora, tornino a farlo con serenità, e soprattutto continuino a fare gol. Li pagano per questo". 


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