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    City-Real è un incanto che deprime il calcio italiano. Meglio Guardiola, ma Ancelotti non molla mai. E Benzema è da Pallone d'Oro

    City-Real è un incanto che deprime il calcio italiano. Meglio Guardiola, ma Ancelotti non molla mai. E Benzema è da Pallone d'Oro

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Non è stata una partita, ma un incanto. Quando si gioca così, ci vorrebbero comunque i supplementari. Novanta minuti sono pochi per contenere tutto lo spettacolo, tutta la qualità, i gol, le occasioni, il gioco. Alla fine di Manchester City-Real Madrid avevamo due sensazioni opposte, l’estasi e la depressione. L’estasi perché stavamo ammirando un’opera d’arte calcistica, l’Etihad sembrava il Louvre del pallone, depressione perché il pensiero è volato alle squadre italiane, chissà quando ne riavremo almeno una, una sola, a questo livello. Anni. E’ finita 4-3 per il City, ha giocato meglio e di più la squadra di Guardiola, ma quella di Ancelotti sfida ogni regola logica. Prende schiaffoni e invece di schiantare si rialza. Era successo nelle due gare col Psg, nelle altre due col Chelsea ed è successo anche stavolta a Manchester: 2-0 e poi 2-1, 3-1 e poi 3-2, 4-2 e alla fine 4-3. Se al ritorno al Bernabeu si giocherà allo stesso livello, ci sarà da impazzire. De Bruyne (gol e assist), Foden (gol e prestazione), Vinicius (gol e scatti) e Benzema (doppietta con cucchiaio alla Totti o alla Pirlo su rigore) hanno illuminato la scena. Solo applausi.

    DIFESE INCERTE - La qualità di City e Real era quasi tutta da metà campo in su. Dietro le due difese hanno ballato, almeno per come intendiamo noi italiani la difesa. Troppo facili, per esempio, i primi due gol del City. Sembravano due schemi di allenamento. Troppo facili perché i difensori del Real hanno agevolato, di più, favorito le reti di De Bruyne e Gabriel Jesus. Il Manchester è passato dopo un minuto e mezzo. Il cross pennellato da Mahrez è stato anticipato da un balletto dell’algerino fra quattro madridisti, Mendy, Alaba, Modric e Vinicius, nessuno dei quali ha pensato a stringere, Mahrez ha visto l’inserimento di De Bruyne alle spalle di Valverde, anche lui dormiente, Carvajal ha tentato lo scatto disperato ma è riuscito a marcare il belga solo dall’esterno, colpo di testa e City avanti. Si pensa: ora il Real entrerà in partita. Pensiero sbagliato. Altri 9 minuti e l’azione stavolta è nata dall’altra parte, a sinistra: Foden ha strappato Militao dal centro della difesa trascinandolo quasi alla bandierina del calcio d’angolo, palla a De Bruyne, cross, Alaba ha anticipato Jesus ma gli ha lasciato la palla lì e il bomber, essendo tale, non ha sbagliato.

    PRESSING E ATTESA - Ancelotti aveva già materiale sufficiente per infuriarsi. Sulla scia del 2-0, la squadra di Guardiola ha giocato come sa fare, con una esattezza tecnica che ha superato il 90 per cento dei passaggi riusciti. Si notava soprattutto la differenza dei due stili di gioco: quando la palla era del City, il Real aspettava nella sua metà campo; quando era del Real, il City lo pressava subito, ai bordi dell’area. Al 90', il possesso palla dei padroni di casa ha raggiunto il 58 per cento. Agli spagnoli mancava Casemiro e in mezzo è andato Kroos, la cui regìa soffriva un po’ per mancanza di spazi, anche se il tedesco ha sbagliato davvero poco. Carletto aveva arretrato Valverde a centrocampo e scelto Rodrygo che nel tridente d’attacco era stato finora la carta a sorpresa a gara in corso, dall’inizio invece il ragazzino ha perso il duello con Zinchenko. Lo stesso va detto di Valverde anche se non è mai semplice controllare De Bruyne (come si è visto in occasione del gol). Agli inglesi mancava invece Cancelo e Guardiola ha allargato a destra Stones, anche lui in condizioni fisiche imperfette, dalla parte dello scattista Vinicius. Dopo mezz’ora, Stones ha alzato bandiera bianca e Pep ha messo dentro Fernandinho proprio nel ruolo di terzino destro.

    IL COLPO DEL SUPERBOMBER - Il Manchester giocava meglio del Real, la tecnica sublime di Foden creava ottime occasioni, ma la squadra di Ancelotti è un’erbaccia impossibile da estirpare, anche perché davanti ha un fenomeno, futuro vincitore del Pallone d’Oro. E quel fenomeno, di nome Karim Benzema, ha segnato sulla prima palla buona della gara, un cross di Mendy che il francese ha girato al volo di sinistro. A proposito di difese, lo marcava male, molto male, Zinchenko.

    ANCORA SPETTACOLO - Tre gol in 45', altri 4 nella ripresa che il City ha aperto con un palo su sinistro di Mahrez, la palla è tornata sul piede di Foden, da lì in porta, solo che sulla linea bianca ha trovato Carvajal. Palo e occasione clamorosa nella stessa azione. Tanto per continuare a tormentare le difese, Militao aveva sbagliato l’intervento su Mahrez aprendogli davanti una prateria. Era di nuovo il momento del City che ha allungato ancora con un gol di Foden nato da un anticipo di Fernandinho su Vinicius, scambio con Mahrez, cross dello stesso Fernandinho sul palo lontano dove Foden, di testa, ha anticipato Carvajal fuori posizione (era in uscita come tutta la difesa). Vinicius si è rifatto qualche minuto dopo: ha trasformato un lancio di Mendy in un velo, con tunnel, a Fernandinho, è partito alla sua velocità, ha fatto mezzo campo e infilato Ederson. Non c’era un attimo di pausa, tanto da sorprendersi se una conclusione tardava più di 4 o 5 minuti.

    IL CUCCHIAIO - Il Real ha provato ad alzare la sua linea di difesa, ma il City faceva circolare la palla da grande squadra. E’ stato molto bravo l’arbitro rumeno Kovacs quando ha fatto proseguire l’azione dopo un fallo al limite dell’area di Kroos su Zinchenko, bravo perché la palla è arrivata in area a Bernardo Silva, uno dei pochissimi a non aver rubato l’occhio fino a quel momento, però col suo sinistro sparato all’incrocio si è ripreso in un attimo tutta la scena. Mancavano 20' alla fine, ma il Real non si è mai staccato dalla partita. Dentro ha una forza che fa paura. Un cross su punizione di Kroos di è stato deviato col braccio largo da Laporte, rigore chiaro. Sul dischetto l’intrepido Benzema, intrepido perché arrivava da due rigori sbagliati nella stessa gara contro l’Osasuna, quattro errori dal dischetto in tutta la stagione. Ma Karim non ci ha pensato un attimo e stavolta s’è inventato il cucchiaio, Ederson per terra e palla in rete. Quattordicesimo gol in Champions e titolo di capocannoniere vicinissimo (ha scavalcato Lewandowski), 41 gol in 41 partite stagionali, e non basta: ha segnato 9 gol nelle fasi a eliminazione diretta in questa Champions League, soltanto Cristiano Ronaldo ha fatto meglio in questa fase in una singola edizione della competizione (10, nel 2016-17). E ancora: con le sue 41 reti è diventato il quinto giocatore nella storia del Real Madrid a superare il muro di quota 40 reti, dopo Cristiano Ronaldo (c’è riuscito 7 volte), Ferenc Puskas (2), Alfredo Di Stefano e Hugo Sanchez. Una compagnia di fenomeni. L’ultimo se lo sta coccolando Carlo Ancelotti.

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    IL TABELLINO

    Manchester City-Real Madrid 4-3 (primo tempo 2-1)


    Marcatori: 2' De Bruyne (M), 11' G. Jesus (M), 33' Benzema (R), 8' st Foden (M), 10' st Vinicius Jr (R), 29' st B. Silva (M), 37' st rigore Benzema (R).

    Manchester City: Ederson; Stones (36' Fernandinho), Ruben Dias, Laporte, Zinchenko; De Bruyne, Rodri, B. Silva; Mahrez, G. Jesus (38' st Sterling), Foden. All. Guardiola.

    Real Madrid: Courtois; Carvajal, Militao, Alaba (1' st Nacho), Mendy; Valverde, Kroos, Modric (34' st Ceballos); Rodrygo (25' st Camavinga), Benzema, Vinicius Jr (43' st Asensio). All. Ancelotti.

    Arbitro: Kovacs (Rou).

    Ammoniti: 9' st Guardiola (M), 36' st Fernandinho (M), 45+3' st Nacho (R).

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