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    Cioccolato, che vizio: da Ljajic a Rijkaard

    Cioccolato, che vizio: da Ljajic a Rijkaard

    • Ribaldo Saporoso
    E’ vero che almeno quello fondente, con almeno il 60% di cacao, è ricco di antiossidanti, ma non deve essere questa la ragione che fa di Donadoni un tipo davvero inossidabile. Anche perché più che del sublime fondente è ghiotto di tutto ciò che sa di cioccolata. Soprattutto dei cioccolatini, tanto più pratici da mangiare davanti al televisore. C’è chi dice che, per lui, rinchiudersi in salotto e guardare una partita sia una scusa per divorare qualche scatola di gianduiotti o cuneesi. Consiglio gastronomico: cercate i gianduiotti di Peyrano o Gobino. Ritrovata conferma il primo, astro nascente ormai incoronato il secondo.

    Il connubio cioccolata calciatori è uno dei più felici e più dannati del mondo. Dipende dai punti di vista totalmente opposti ovvero godimento e calorie. Rijkaard del cioccolato (dalla Lindt alla Novi, dai Baci Perugina alle più rare, allora, tavolette siciliane di Modica) non poteva farne a meno. Per non rinunciare alla sua dose di cacao giornaliera, ricominciò a fumare in modo di tenere a bada, almeno in parte, la bilancia. Un giorno, a Firenze, nello spogliatoio dopo un allenamento, Mihajlovic fu udito imprecare contro Ljajic: “Ti ho detto basta con questa roba!”. Non si riferiva certo alle adorate sostanze di Mutu. Trattavasi più fanciullescamente di elementare Nutella di cui l’attaccante serbo andava talmente pazzo da tenersene sempre un barattolo nell’armadietto.

    Gli insuperati cremini Majani di Bologna crearono più d’un incidente diplomatico dovuto, probabilmente, al loro nome: Fiat. Pochi sapevano che quel nome derivava dal fatto che l’azienda dolciaria bolognese, all’ inizio del secolo passato, avesse vinto il concorso per il cioccolatino da abbinare al lancio della Fiat Tipo 4 e che quindi stampasse il marchio della fabbrica sull’etichetta. Fu eclatante, una trentina di anni fa, in occasione di uno Juventus-Napoli, la denuncia di un dirigente partenopeo. Venuto a sapere che l’arbitro era stato omaggiato da una scatola di mezzo metro quadrato di cremini Fiat, gridò allo scandalo e alla compravendita. Aveva fatto la maramaldesca equazione: Fiat sta alla Juve come i cioccolatini all’arbitro. Ergo partita truccata. Si calmò solo dopo che la direzione dell’ albergo fece notare di essere la responsabile del presente, ma sarebbe bastato dire che quei cioccolatini non avevano nulla a che spartire con la fabbrica d’automobili torinese.

    Helenio Herrera, famoso per le sue fumisterie tra lo sciamanico e l’imbonitore e per i ferreo controllo, un giorno arrivò a sapere che Domenghini e Corso nascondevano un segreto. Ordinò un’ inchiesta, ma non ne venne a capo. Il mistero continuò per qualche settimana, quando il magazziniere fece una scoperta: nei calzettoni di Domenghini rinvenì un cremino Fiat. Un cremino, per di più targato Fiat? Partirono i sospetti. Dapprima politici: che fosse il prezzo di una corruzione? Indi dietetici: e la dieta? Corso, il secondo sospettato, si difese affermando che lui nei calzettoni i cioccolatini non li poteva nascondere perché notoriamente li teneva calati: come Sivori, giocava senza parastinchi. A ben vedere la scusa non reggeva. Non si poteva forse occultare meglio nelle pieghe che non nell’aderenza? I due confessarono: ebbene sì, andavano matti per la cioccolata e i cioccolatini, ma della Fiat e della Juve non ne sapevano niente.

    Il cremino Fiat (Majani) è ancor oggi uno dei migliori cioccolatini d’Italia e del mondo. L’arcano, al di là della ricetta, sta nella materia prima e nel metodo di lavorazione. E’ ciò che accomuna un grande cioccolato, come quello di Vestri, Amidei, Gobino, Peyrano, Castagna, Domori…e lo rende così diverso da altri prodotti.

    Il segreto? Fondamentalmente uno. Questi maestri dolciari non utilizzano un semilavorato, ma scelgono e comprano direttamente le fave di cacao, poi le puliscono, le tostano e le lavorano.

    Corso e Domenghini non lo sapevano, ma se ne intendevano davvero.

    P.S. Furono assolti con formula piena.  

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